Corriamo il rischio maremoti? A domanda risponde da oggi il sito web ufficiale del Centro Allerta Tsunami dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (CAT-INGV).
Obiettivo della nuova piattaforma: sensibilizzare i cittadini al rischio tsunami in Italia, ancora poco noto a causa della frequenza relativamente bassa dei grandi maremoti nel Mediterraneo, e soprattutto fornire strumenti che consentano di ridurre l’impatto in caso di evento.
A disposizione per sapere come si formano i maremoti, come si propagano, dove sono più probabili, come possiamo difenderci, quali sono le Istituzioni internazionali e nazionali che si occupano della tutela e della comunicazione del rischio, un focus è dedicato al rischio tsunami nel Mediterraneo, dove il CAT opera dal 2016 come Tsunami Service Provider per il sistema di protezione civile nazionale e per molti Paesi dell’area euro-mediterranea.
Gli tsunami, infatti, sono eventi che, seppur rari, possono essere particolarmente distruttivi anche nei nostri mari, al pari di quelli che hanno colpito negli ultimi vent’anni l’Indonesia, il Cile, il Giappone. Va ad esempio ricordato il terremoto-maremoto di Messina e Reggio Calabria del 28 dicembre 1908, che ha provocato onde alte oltre 11 metri in alcune zone del Reggino. Eventi più piccoli sono molto più frequenti e possono essere, potenzialmente, ugualmente pericolosi: un’onda di tsunami di poche decine di centimetri può abbattere porte, spostare automobili e trascinare in mare persone adulte, anche di corporatura robusta.