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CONTRO L’EPATITE TEST CONGIUNTI PER COVID E HCV

By by HCV entro il 2030. Almeno secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Di certo l’innovazione garantita dai nuovi farmaci antivirali ad azione diretta (DAA) per il trattamento dell’epatite C ha avuto una portata rivoluzionaria per la possibilità di eradicare il virus in maniera definitiva, in tempi rapidi e senza effetti collaterali. Tuttavia, l’emergenza globale determinata dalla pandemia Covid-19 ha spostato l’attenzione sul contrasto a questo nuovo sconosciuto virus e lasciato in secondo piano la lotta ad altre patologie. Questo è avvenuto all’indomani dell’approvazione dell’emendamento al decreto mille proroghe dello scorso febbraio, con cui sono stati stanziati 71,5 milioni di euro per il biennio 2020-2021 per introdurre lo screening gratuito necessario a individuare i potenziali malati di epatite C. Intanto in web la scorsa settimana una conferenza sul tema ha riacceso i riflettori sul tema e ha consentito alle società scientifiche AISF – Associazione Italiana per lo Studio del Fegato e SIMIT – Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, di concerto con l’Associazione Pazienti EpaC onlus, riunite sotto l’acronimo ACE – Alleanza Contro l’Epatite, di proporre una soluzione semplice che potrebbe garantire un importante passo avanti: abbinare ai test sierologici per il coronavirus stabiliti dal Governo anche gli screening per l’Epatite C. “Abbiamo una grande opportunità – sottolinea il Prof. Massimo Andreoni – Visto che anche il Covid pone l’esigenza di uno screening di massa per riconoscere la diffusione del virus nella popolazione, possiamo mettere insieme le due cose. Gli studi epidemiologici per la diffusione del Covid prevedono test su tutto il territorio nazionale al fine di raggiungere una numerosità rappresentativa. Tecnicamente non ci sono difficoltà a fare ambedue i test sul campione di sangue prelevato. Ma bisogna organizzarsi in tempi brevi perché la sierologia per il Covid sta partendo. Potrebbe emergere un quadro significativo dell’incidenza di entrambe le patologie nelle singole regioni. Naturalmente il campione di partenza è ristretto, ma è destinato ad ampliarsi e sarebbe comunque utile per avere un approccio propositivo”.

“L’auspicio degli infettivologi è che si possa affiancare all’indagine sulla Covid un’ampia rilevazione su HCV – evidenzia il Prof. Massimo Galli – Il campione da testare sarebbe certamente, almeno in parte, diverso, ma lo sforzo organizzativo ed economico potrebbe essere unificato, inducendo utili sinergie. Oltre a garantire una valutazione realistica della distribuzione e dell’entità dell’infezione da HCV, un’iniziativa di questo tipo darebbe un fondamentale impulso all’emersione del sommerso, se accompagnata da un’adeguata campagna informativa. L’opportunità che ci è data di effettuare test per rilevare la presenza di HCV non ha precedenti. Auspichiamo un Paese senza Covid, ma anche senza Epatite C. E per questo più persone potremo curare, più ci avvicineremo all’obiettivo”.

Pubblicato da robertamaresci

giornalista e scrittrice

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