Punto primo: “Scegliere una soluzione troppo complessa da installare, mantenere e soprattutto da usare. Soluzioni “pesanti” per gli hardware e con interfacce complicate demotivano il lavoratore in partenza. Il sistema da scegliere deve invece essere “user-friendly”, avere un’interfaccia a prova di utente “analogico”. È fondamentale che la soluzione sia intuitiva e facile da usare”, osserva Steve Osler, CEO di Wildix.
Punto secondo: “Utilizzare strumenti non professionali. Poter collaborare bene anche in smart working è fondamentale. E nell’ambito della comunicazione da remoto, per esempio, la scelta di un device audio professionale, certificato per le principali piattaforme di Unified Communication, rappresenta un acceleratore della produttività. Meno interruzioni e più efficienza per i lavoratori”, dichiara Luca Barbarossa, Regional Product Marketing Manager, Emea South di Jabra.
Punto terzo: “Un altro errore, infine, è quello di adottare un sistema che non comunica perfettamente con i software gestionali dall’azienda. La corretta integrazione permette di risparmiare fino a due ore al giorno in operazioni quotidiane come inserire contatti, cercarli in rubrica, etc.”, osserva Osler. E quest’ultimo punto, in particolare, è quello su cui insistono maggiormente le società specializzate in cyber protection, come Acronis.Al di fuori del network aziendale, i dispositivi sono facilmente soggetti agli attacchi di terze parti e di criminali informatici. Attaccare questiendpoint non tutelati può rivelare ai criminali informatici le credenziali di accesso del dipendente, creando così ai medesimi un varco per accedere al sistema delle società o persino per utilizzare il virus informatico per bloccare i dati aziendali.