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KITESURF SICURO CON UNA FEDERAZIONE

“CONI e Federazione Italiana Vela non dovrebbero lasciare lo sviluppo del kitesurf ad aziende private non federali, e potrebbero dare vita ad un comitato scientifico di settore, analizzare il valore di questo sport, aderire a regolamentazioni internazionali univoche sui metodi di istruzione, fissare dei parametri di sicurezza”.

Parola di Francesco Oppedisano, istruttore di questo sport e sportivo da 40 anni che punta sul normalizzare l’istruzione del kitesurf sotto l’egida diretta e ufficiale di CONI e FIV. Per dare senz’altro maggiore sicurezza sulla preparazione degli istruttori, evitando anche la dispersione di risorse in corsi inadeguati.  Inoltre, le potenzialità di questo sport potrebbero far crescere l’attrattiva delle coste italiane essendo spesso all’origine dell’esperienza di viaggio per un nutrito segmento turistico internazionale. 

Oppedisano, istruttore  della Federazione Italiana Vela e personal trainer, ha dato vita ad un metodo di insegnamento incentrato sulla sicurezza  nel  neonato blog tematico www.artofkitesurf.com.

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LIEVITO: SI COLTIVA, NON SI FA. DECALOGO

Luogo asciutto, bassa temperatura, no a sbalzi termici: per conservare al meglio il lievito per panificazione e le sue proprietà sono queste le regole più importanti da seguire. Lo spiega in dettaglio Welolievito, il portale dedicato a questo ingrediente, il cui progetto digitale è promosso dal Gruppo Lievito di ASSITOL, l’Associazione Italiana dell’industria olearia, che rappresenta le imprese del settore.

Gettonato in inverno e nel periodo del Natale, questo tesoro alimentare in questi giorni di festa ha um ruolo fondamentale, sa per la preparazione dei dolci da ricorrenza, che per pane e pizza. Chi non lo conosce pensi a un microrganismo vivente, di origine naturale, capace di regalare aromi speciali anche a vino e birra.

L’importante? Conservarlo in condizioni ambientali ottimali, evitando sbalzi termici”. I consumatori possono scegliere tra due tipologie di lievito per panificazione. Il più diffuso ed utilizzato è quello fresco, il classico panetto da sciogliere in acqua, il cui impiego è alla base delle più importanti preparazioni da forno. La sua shelf life non supera il mese e, per questa ragione, si conserva a bassa temperatura.  Nella cucina domestica come in panificio, l’ideale è attestarsi sui 6 gradi.

Da un punto di vista pratico, per l’utilizzo in occasione delle festività natalizie, sarebbe opportuno porre il panetto in frigorifero, con una possibilità di variazione da un minimo di 0 gradi ad un massimo di 10. In tal senso, si legge su welolievito, è “sconsigliata la conservazione in congelatore del prodotto in quanto, una volta scongelato, esso perderebbe la sua forza lievitante originaria dato che il processo di congelamento/scongelamento comprometterebbe le qualità del lievito stesso”.

Per quanto riguarda la seconda tipologia di prodotto, il lievito secco deriva dalla disidratazione del prodotto a basse temperature e si presenta sotto forma di polvere. Per questa sua caratteristica, è più facile gestirlo anche in presenza di temperature estreme, ad esempio durante la stagione calda. Confezionato sottovuoto o in atmosfera protettiva, la sua durata è pari a due anni, se collocato in luogo asciutto e temperato, vale a dire il suo “habitat” ottimale di conservazione.

Il lievito per panificazione, chiamato anche lievito da birra (Saccharomyces cerevisiae), prende vita da un sottoprodotto di origine agricola, il melasso da zucchero. Si tratta di un processo tutto naturale, in cui le aziende hanno il compito di creare e mantenere le condizioni più favorevoli affinché questo microrganismo si riproduca in presenza di ossigeno.

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USA: NY, MIAMI E FLORIDA DESTINAZIONI TOP A NOVEMBRE

New York, Miami e Florida le mete più gettonate per l’inverno e le feste, con la primavera tornano i self drive. Marco Ferrini, Responsabile Commerciale: «Con regole d’ingresso ancora più rigorose, farsi seguire da professionisti è fondamentale. La reazione del mercato dimostra che, con riaperture ragionate e corridoi turistici, si può tornare a viaggiare in sicurezza e favorire la ripresa del settore»

A un mese dalla riapertura degli Stati Uniti al turismo (avvenuta lo scorso 8 novembre), i numeri raccontano la grande voglia degli italiani di tornare a viaggiare oltreoceano. Nel mese di novembre gli USA sono stati la meta preferita per i clienti di CartOrange, la più grande azienda italiana di consulenti di viaggio: +60% per i preventivi su questa destinazione rispetto al mese precedente, superando, in termini di volumi, Maldive, Dubai, e Caraibi (mete “aperte” già da alcuni mesi) e l’Italia stessa. L’emergere della variante Omicron, ha determinato regole più stringenti ma la destinazione resta aperta e accessibile.

Negli USA la destinazione più richiesta per l’inverno e le feste è New York, seguita da Miami e Florida, ideali anche per i viaggi in famiglia. Dai mesi primaverili tornano i self drive, che piacciono soprattutto alle coppie, con i classici itinerari nei parchi nazionali dell’Ovest e negli stati del Sud (con partenza da New Orleans, Nashville, Memphis). La durata media per i soggiorni a New York è di 5 giorni, per i viaggi a tappe di 12.

Ciò che è cambiato con la pandemia è la tipologia degli itinerari e delle esperienze aggiuntive. «Nei self drive i percorsi ricalcano quelli degli anni passati, ma il numero di tappe è generalmente minore – spiega Marco Ferrini, Responsabile Commerciale di CartOrange –. Indicativo ciò che succede per New York, dove le richieste di visite organizzate ed esperienze in luoghi chiusi e affollati (spettacoli a Broadway, messe gospel ad Harlem, ecc.) si è decisamente ridotta, segno che il cliente reputa più sicuro il non dover condividere servizi o spazi.
Interessante notare che per quanto riguarda i voli sempre più clienti si informano sulle classi business e premium, percepite come più sicure. Tuttavia, i prezzi alti scoraggiano la scelta finale».

Il cambiamento più grande è però che gli Stati Uniti sono diventati una meta off limits per turismo fai da te. «Partire all’avventura è sconsigliabile: oggi più che mai, per avere la certezza di godersi al meglio la vacanza è necessario affidarsi a dei professionisti» sottolinea Ferrini. Dallo scorso 6 dicembre per entrare negli States occorre aver completato il ciclo vaccinale da almeno 14 giorni e all’imbarco vanno presentati sia il certificato vaccinale, sia un test negativo (molecolare o antigenico) effettuato entro 24 ore prima della partenza (e non 3 giorni come richiesto in precedenza). Sono esentati dal test solo i viaggiatori che hanno contratto il virus entro 90 giorni dalla partenza. Resta inoltre raccomandato (ma non è obbligatorio) effettuare un test tra il terzo e il quinto giorno dall’arrivo. I minori di 18 anni sono esentati dal presentare il ciclo di vaccinazione completo, ma devono effettuare un test anticovid entro 24 ore prima della partenza. In più occorrono il visto ESTA e passaporto valido con scadenza dopo il rientro in Italia, e tutti i cittadini Italiani devono compilare e presentare il PLF per rientrare in Italia.

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TOGLIETECI TUTTO, MA NON I CAGGIONETTI FRITTI AI CECI

A Natale puoi… fare i caggionetti. No, ricomincio. A Natale devi fare i caggionetti abruzzesi, i calgionetti, caggiunitt’, caggionetti o caviciunette che dir si voglia. È il dolce natalizio molto simile ad un raviolo, con impasto di farina, olio e vino bianco. Il ripieno? Beh, è di ceci quello di Giuseppe Lucio Del Frà, che ha seguito le orme di papà Antonio e del nonno Giovanni anche se iniziò ancor prima il bisnonno Michele. Lui? È ancora lì dove il bisnonno ha fondato la dolciaria Lu Furnarille. Tra bocconotti e tarallucci, peccato non possiate sentire il profumo che vi accoglie come un abbraccio varcando la soglia di corso Plebiscito 51 a Vasto (Chieti). Quando sono entrata in questa confort zone del dolce, che po è anche una panetteria, ho sentito la sensazione di sentirmi proprio “a casa”. Ed è dalla sua casa che Giuseppe ci svela la ricetta dei suoi “Caggionetti fritti ai ceci” che tuttavia non abbiamo assaggiato durante il tour Abruzzio Food Experience organizzato dalla Camera di Commercio di Chieti Pescara, preferendo i “celli ripieni”.

CAGGIONETTI FRITTI AI CECI

Impasto esterno: 2 bicchieri di vino bianco, 1,5 bicchiere di olio di girasole, 200 grammi di zucchero , 1,100 farina di grano tenero tipo o. Ripieno : 400 gr di ceci in barattolo, 50 gr fondente puro, 50 grammi mandorle naturali tostate tritate, un cucchiaio di miele, liquore q.b., scorsa di mandarino, aroma vaniglia , cannella in polvere.

Procedimento impasto: tutti gli ingredienti in planetaria per ottenere un impasto liscio e morbido.

Procedimento ripieno : tutti gli ingredienti tranne gli aromi in pentola da cuocere sul fornello, dopo aver atteso la cottura e il raffreddamento aggiungo gli aromi. Procedimento realizzazione: tirale la sfoglia ad uno spessore di mezzo cm., mettere ripieno con sacchetto e poi avvolgere la pasta realizzando dei ravioli. Cucinare in friggitrice ad una temperatura 200/220 gradi.

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GENTI, MENTI E SENTIMENTI D’ABRUZZO

La gigantografia del matrimonio abruzzese visto con gli occhi e il pennello di Pasquale Celommi, è il metro per approcciare al mondo delle tradizioni in mostra al Museo delle Genti d’Abruzzo. Un metro che diventa anche termometro propulsore di una intera cultura che nello sposalizio ritratto riassume il senso del rito. Le ragazze? Ben abbigliate, ma scalze e ricolme di ori ad ornare ma anche ad allontanare il male con i loro rumori; basti vedere il basto nuziale impreziosito dai sonagli in cima. Le calze? Strano siano state dimenticate dall’artista nato a metà dell’800 a Roseto degli Abruzzi in una modesta famiglia di artigiani e pescatori. Il padre? Faceva il ciabattino. Fatto è che la riproduzione del quadro indica chiaramente come le spose preferivano colori pastello, almeno fino agli inizi del Novecento. Un’inversione di rotta lo testimonia Scanno, quando si presentavano all’altare con colori scuri per far risaltare i monili. Il bianco? Beh, si deve a Maria e all’Immacolata Concezione, che si portò dietro l’eredità da Iside e anche il suo manto stellato. Bene, questo è solo uno dei tanti momenti di cultura che trovano spazio e attenzione nel Museo in via delle Caserme 24 a Pescara. L’ho visitato durante il tour Abruzzo Food Experience (@cciachpe).

Di primo impatto la maestosità mi ha spaventata, ma lo storico d’arte Christian Dolente come guida ha reso la visita curiosa, rapida e soprattutto leggera. Nonostante sia partito da due esempi di sepoltura neolitica ritrovati in località Villa Badessa, vicino Rosciano (Pe), quando si pensava che i defunti tornassero nel ventre della dea Madre Terra con la speranza di tornare a nuova vita. Il resto è impossibile da riassumere: sono oltre 4000 i reperti. Vale la pena andarci di persona.

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Gajarda la Panarda: banchetto di 50 portate d’Abruzzo

Gajarda la Panarda. Il giovane Pantagruel, protagonista del primo romanzo scritto nel XVI secolo dal satirico francese François Rabelais, si starà preparando all’abbuffata. Almeno sulla carta, guardando anche solo il menù. C’è da scommettere che forza e appetito vi nasceranno spontanei davanti alle 50 portate previste nella Panarda 2.0 di matrice abruzzese. La versione è una chicca turistica da non perdere. Indicata per tutti, è l’esperienza più democratica che possiate vivere da ora in avanti in Abruzzo. Perchè è pensata come un viaggio tra i saperi e i sapori di questa Regione. Perchè rilancia e rivaluta piatti storici della tradizione gastronomica abruzzese. Rigorosamente con la supervisione dell’Istituto Alberghiero di Villa Santa Maria, che vanta fra i partner l’Accademia Italiana della Cucina, il menù della Panarda versione Ucci-Albani è un banchetto storico che ebbe origine nel ‘400. Chi è Ucci? Si chiama Claudio Ucci ed è un cultore della gastronomia made in Italy, ma in questa occasione anche il direttore del Consorzio Turistico Abruzzo Travelling che per conto della Camera di Commercio Chieti Pescara ha organizzato un tour alla ricerca delle bellezze della Regione. Il risultato? L’ha portato in scena Albani. Chi è Albani? Si chiama Danilo ed è lo chef che il 25 novembre scorso ha firmato a Città Sant’Angelo (Pescara) il debutto dello storico banchetto a La Casa del Gelso, una dimora storica dell’800 incorniciato da ulivi e gelsi in uno dei borghi più belli d’Italia.

ORGIA DI CIBI

La Panarda è una vera e propria orgia alimentare creata con una materia prima di primissima scelta che (per fortuna) è stata preservata prima dall’isolamento, poi da parchi e aree protette, e oggi da un turismo sostenibile. Ma qui, dove la terra di confine può apparire ruvida, proprio qui, dove talvolta i piedi tremano, mettete in conto almeno 4 ore di tour gastronomico rimanendo però seduti a tavola, anzi, in una tavolata con almeno una ventina di commensali. I vicini? Sconosciuti. Perché la formula della Panarda prevede l’estrazione a sorte dei posti a sedere. Guai ad alzarsi. Non per il vicino poco o troppo cordiale. No, bisogna finire tutte le pietanze nel piatto altrimenti c’è il guardiano di Panarda che ci spara (per scherzo) e ci appella come “traditori” per non aver finito il pasto. Ora la pandemia ha cambiato un po’ la formula del banchetto, ma ci si può alzare da tavola solo dopo aver sorseggiato due tisane che vengono proposte dopo aver assaggiato i crostini di campagna e la pezza di formaggio di vacca. Rispettivamente al 14imo e al 41° posto del menu.

Tra arrosticini, crostini di ventricina teramana, lu capellone, le scrippelle ‘mbusse, il pollo alla franceschiello, la pecora alla “callara” di Maria, la sprisciocca e i sassi d’Abruzzo, la maratona alimentare corre via con il sottofondo musicale del Gruppo Orchestra Popolare del Saltarello che propone balli e canti a tema. Immancabile l’omaggio cantato a Sant’Antonio Abate, l’inno all’ulivo e altri brani che fanno della Panarda un tour tra i sapori decisamente esperienziale. Quale altra occasione se non poter viaggiare in Abruzzo rimanendo seduti a tavola, passando tra vicoli, storie e costumi da gustare con tutti i sensi. Il gusto: 50 portate. L’olfatto: gli odori non solo del “pane” e “lardo” dalla cui unione deriverebbe la parola “Panarda”. La vista: i piatti presentati dallo chef. L’udito: la musica dell’orchestra. Il tatto: quando si mangiano con le mani ad esempio gli arrosticini. Un’esperienza gajarda.  

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DISABILITY CARD

La disability card per bambini con invalidità è una realtà. E fioccano domande. “Un bambino di 10 anni che ha una invalidità al 100% con accompagno riceverà la Disability Card? In sua vece chi potrà usarla, il genitore/tutore? Non lo sappiamo ancora e ci chiediamo se questo strumento riguarderà anche i minori under 18?”. A porre tali interrogativi è Marina Aimati, medico di Medicina Generale della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) e mamma di Lorenzo, un ragazzo di 24 anni con disabilità. Per la SIPPS Aimati ha coordinato i lavori di realizzazione della guida ‘Includendo 360’, dedicata alla disabilità in età pediatrica, ed elaborata insieme alla Società Italiana di Pediatria (SIP).

NUMERI PER DIFETTO

Nel Paese il 2,5/3% dei neonati nasce con un difetto congenito e per rispondere a queste esigenze, prima di tutto delle famiglie e poi anche di tutti coloro che gravitano nella vita di un bambino con disabilità, nasce la guida della Sipps. “Conoscere i diritti dei propri figli con disabilità e quelli dell’intera famiglia nella quale vivono questi bambini è molto importante, perché la conoscenza genera inclusione e libertà. Al di là delle definizioni mediche, c’è un’altra definizione della disabilità in riferimento alla vita: la disabilità è la mancanza di libertà, perché quando un ragazzo è disabile, quando nasce con limitazioni di tipo fisico o mentale e cognitivo perde la libertà della scelta. E questa perdita si estende a tutta la famiglia”, spiega Aimati.

UNA GUIDA PER NON SENTIRSI DIVERSI

La prima guida sulla disabilità per la famiglie, ‘Includendo 360’, sarà nuovamente presentata al primo convegno nazionale ‘Includendo 360’ che si terrà a maggio ad Ancona. Il documento, spiega Aimati, “sarà aggiornato ogni anno: faremo una integrazione sull’assistenza domiciliare, sui presidi e il Sistema sanitario nazionale, così come sulla protesica (quali ausili spettano a un disabile, quando e come). Nei fatti c’è una forte eterogeneità tra le varie Regioni. I bambini disabili che nascono in alcune Regioni del Sud non hanno le stesse opportunità di quelli che nascono al Nord. E invece è importante che tutti abbiano lo stesso diritto alla salute, perché già la vita ci ha dato delle difficoltà in più e ci ha reso differenti”. In questo senso, “la presa in carico non può e non deve essere intesa solo da un punto di vista sanitario, deve essere anche sociale e a 360 gradi, proprio come dice il titolo della nostra Guida”.

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IL CACIO DI FARINDOLA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

A Farindola, il cacio delle donne si schiera contro la violenza. Quel “formaggio dei vestini” già citato da Plinio il Vecchio, si fa ancor più solidale oggi, che nel mondo si festeggia la Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne.

C’è anche la signora D’Agostino a Farindola (Pescara) a lasciare un segno di tradizione, famiglia, identità. Uno spirito solidale che abbraccia altre donne fino all’Area Vestina dove sono tante le quote rosa che, aspettando il rientro dei greggi dai pascoli della transumanza verticale, producono uno dei prodotti più preziosi e rari del territorio abruzzese. Custodi del focolare, forti e gentili, le donne Vestine sono simbolo ed esempio di tenacia e resistenza. “Passare una giornata in queste realtá abbassa lo stress e migliora la qualità della vita”, racconta Antonio Stroveglia, direttore di Wolftour discover Abruzzo in quel di Penne.

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A Guardiagrele per gustare le celestiali “sise delle monache”

Andate a Guardiagrele (Chieti) per fare l’amore con il gusto. D’altronde, cosa vi fanno venire in mente il Gran Sasso d’Italia, la Majella e il monte Sirente-Velino? Tre cime. È così che inizia il viaggio con il sapore. Perché i tre massici montuosi abruzzesi (i più alti di tutta la catena appenninica) hanno un segno particolare: sono bianchi, soffici e pizzuti. Tali è quali alle tette delle suore. Concetto che tradotto in cucina diventa le “sise delle monache”. Perché così si presenta il dolce tipico dell’Abruzzo. Nel comune di Guardiagrele solo due forni hanno la ricetta per il procedimento semplice ma preciso, con l’ambizione di riempire un vuoto. Quale? Quella dolce piega che nasce spontanea tra due seni. È lì che a qualcuno è venuto naturale metterci il naso. Qualcun’altro ci ha messo anche bocca, colmando proprio quel calanco riempito con pan di Spagna, farcito di crema.

FOODSOUVENIR CON I BAFFI

Il risultato? Un foodsouvenir con i baffi, visto che lo zucchero a velo è destinato a sostare proprio là, tra naso e labbro superiore. Rassegnatevi, perché non resta che toglierne traccia, per poi ridare un altro morso al celestiale dolce. Dire paradisiaco non è dunque “peccato” vista l’iscrizione nell’elenco dei prodotti tipici di qualità redatto dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, l’inclusione nell’Atlante dei prodotti tipici del Parco Nazionale della Majella e la chiocciolina di Slow Food a premiare i prodotti di qualità eccellente. Ma Donatello Di Prinzio ha in mente altri progetti per attirare i turisti, come anticipato nel corso dell’Abruzzo Food Experience guidato dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura Chieti Pescara.

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LA SCOMPARSA DELLA CARTA BOLLATA: COLPA DELLA MORTADELLA?

Romanzo storico d’ambiente per Giorgio Rinaldi, avvocato e direttore de “Il faro notizie” alle prese con la “Scomparsa della carta bollata” (edito da Scatole Parlanti). “Gli avvenimenti hanno come sfondo Bologna nel marzo 1977, quando la città viene messa ferro e fuoco da sbandati d’ogni risma e viene poi militarizzata, tra l’incredulità dei cittadini e lo stupore del potente partito comunista. In questo scenario, due avvocati svelano i rituali misteriosi della loro professione e di come viene realmente amministrata la giustizia. Intanto, un grosso carico di carta bollata sparisce misteriosamente e il romanzo assume le sembianze di un vero e proprio giallo che sposta l’azione a Roma, al Poligrafico dello Stato, un vero spaccato del regno della più feroce burocrazia. Il mistero, infine, viene svelato, mentre vengono descritti, con ironia, i fatti di quei tragici giorni. Tutti gli enigmatici personaggi che appaiono e scompaiono, alcune volte sono frutto di fantasia, spesso, invece, sono gli stessi su cui non si è mai indagato sino in fondo ma che il romanzo indica come i veri, anonimi, protagonisti. Tra gli strani personaggi c’è Eva, una conturbante ragazza boema che fa impazzire uno dei due avvocati protagonisti e che dipana, suo malgrado, il filo che forse condurrà alla verità. Non mancano i personaggi minori che nella loro bolognesità conducono alla scoperta di una città sempre ammantata di un fascino discreto e generoso. Tra le tante chicche che il romanzo offre al lettore, non ultima la vera storia della celebrata mortadella e di come la si deve gustare: mai a cubetti!  La carta bollata, che dà lo spunto al romanzo, viene presentata in tutti i suoi particolari, che non sono pochi, e che certamente faranno riflettere tutti i lettori che vi hanno, inevitabilmente, avuto a che fare”, conclude l’istrionico autore.  

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RUGHE ADDIO: RITORNA DI MODA L’ACIDO POLILATTICO

Il principio? Rigenerare. L’obiettivo? Restituire volume e luminosità alla pelle del viso. In medicina estetica l’acido polilattico sta vivendo una seconda giovinezza: molto utilizzato fino a una ventina di anni fa, è tornato fortemente in auge grazie alle sue nuove formulazioni che gli consentono di avere risultati naturali, una durata maggiore rispetto ad altri trattamenti estetici ed effetti collaterali praticamente nulli. «Possiamo parlare quasi di un ritorno al passato per guardare al futuro», premette Patrizia Gilardino, chirurgo estetico di Milano. «L’acido polilattico è stato un punto di riferimento nella medicina estetica prima della diffusione dei filler oggi più conosciuti. Ma le recenti formulazioni, che hanno superato alcuni limiti, lo ripongono come trattamento di riferimento quando si tratta di intervenire sulla zona centrale del volto, per contrastare i segni del tempo e per restituire alla pelle compattezza e luminosità, senza alterare le proporzioni del viso, anzi rispettandole profondamente».

Più che un’azione riempitiva, è un trattamento che fa leva sulla rigenerazione dei tessuti. Spiega infatti Gilardino: «L’acido polilattico infatti va infatti a stimolare la pelle in profondità, portando a una produzione degli elementi vitali per la nostra cute. Questo processo permette di cancellare o attenuare qualche piccola ruga, senza inibire i muscoli». Inoltre, «è una sostanza completamente riassorbibile. Ma nonostante questo, garantisce effetti fino a 18-24 mesi e anche oltre. Quindi un periodo decisamente più lungo rispetto ad altri trattamenti. Unico neo: richiede un po’ più di tempo per attivarsi e portare a risultati visibili».

Il trattamento consiste in una serie di piccole iniezioni nell’area da trattare. «Contrariamente a un po’ di anni fa, quando la preparazione necessitava di un tempo abbastanza lungo, l’acido polilattico viene preparato dal medico al momento del trattamento: la sostanza deve essere diluita a seconda dell’area e del problema da affrontare. Per le iniezioni vengono utilizzati degli aghi sottili che non comportano dolore, ma permettono di arrivare nel sottocute e dare la possibilità all’acido polilattico di agire stimolando la sintesi del collagene, una molecola molto importante per la struttura della nostra cute essendo responsabile dell’elasticità e della tonicità della pelle».

Vengono chieste in media tre sedute, fatte a circa due mesi di distanza l’una dall’altra. «I risultati non sono immediatamente valutabili: bisogna attendere circa tre o quattro settimane per poterli apprezzare, visto che bisogna dare il tempo affinché il prodotto induca la sintesi del nuovo collagene. Ma, come spesso avviene, l’attesa è ripagata da un effetto lifting naturale della pelle e più duraturo».

Ovviamente, prima di sottoporsi a trattamento occorre un’approfondita valutazione da parte di un medico specialista. «Parliamo sempre di un trattamento di medicina estetica». Puntualizza Gilardino: «Nei casi maggiormente compromessi, quando ad esempio ci troviamo davanti a delle lassità particolarmente accentuate, l’unica strada per poter avere dei risultati apprezzabili arriva dalla chirurgia». Il costo? Una singola seduta parte da 450 euro.

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DIABETE: CHI SA COS’E’?

Insulina, glicemia alta, diabete: cosa ne sappiamo veramente? Risponde Rosalba Giacco, ricercatrice Istituto di scienze dell’alimentazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isa). “Il diabete è una malattia caratterizzata da aumento dei livelli di glucosio nel sangue, cioè da una glicemia alta. Quando possiamo dire che una persona è diabetica? Quando, facendo degli esami a digiuno, vediamo che la glicemia in due occasioni risulta essere sempre superiore a 126mg. Però ci sono anche delle forme in cui i livelli di glicemia non sono normali ma non sono neanche quelli tipici per fare diagnosi di diabete. Queste condizioni sono definite di pre-diabete. Cosa significa prediabete?  Prediabete può essere caratterizzato da un livello di glicemia a digiuno che supera i 100mg/dl ed è inferire a 126 mg/dl; oppure, l’alternativa è che la glicemia due ore dopo un carico di glucosio, 75 gr di glucosio, sia compresa tra 140 e 199 mg/dl. Quindi abbiamo forme conclamate di diabete, in cui la glicemia abbiamo detto supera i valori prima definiti e poi abbiamo anche delle forme di pre-diabete che sono poi quelle più suscettibili di essere curate per prevenire la comparsa clinica della malattia”.  

Nell’intervista, frutto della collaborazione tra l’Ufficio stampa Cnr e il portale Pazienti.it, la ricercatrice, oltre a fornire informazioni sui primi ‘campanelli di allarme’ cui porre attenzione, dalla sete intensa alla minzione più frequente, all’affaticamento e  forte stanchezza, suggerisce come prevenire il diabete di cui il 14 novembre ricorre la Giornata Mondiale. Secondo i dati Istat 2019, in Italia il diabete colpisce oltre 3 milioni e mezzo  di persone. Ma cosa è, dunque, il diabete? “Il diabete è una malattia caratterizzata da un aumento di livelli di glucosio nel sangue, cioè da una glicemia alta. Una persona si dice “diabetica” quando, facendo degli esami a digiuno, vediamo che la glicemia in due occasioni risulta sempre essere superiore a126 mg”, afferma la dr.ssa Giacco.

Come fare a riconoscere i sintomi del diabete di tipo 2? “I sintomi più frequenti di questa forma di diabete sono: il bisogno di urinare anche nelle ore notturne, l’aumento inusuale della sete, aumento del senso di fame accompagnato anche da un calo del peso corporeo, affaticamento e stanchezza, vista offuscata e, nelle forme in cui la malattia esiste da anni, anche una lenta guarigione delle ferite”. 

Pensando, poi, ai fattori di rischio del diabete di tipo 2, la dr.ssa Giacco ricorda che “le cause sono legate sia a una componente genetica che a uno stile di vita inadeguato; infatti, circa l’80% dei pazienti affetti da diabete risultano anche essere sovrappeso o obesi. Il grasso in eccesso che le persone presentano è localizzato a livello viscerale o addominale, ed è quel grasso metabolicamente attivo che è più resistente all’azione dell’ormone insulina”.

La dieta e lo stile di vita, come sempre accade, contano: “prima cosa, quindi, mantenere il peso nella norma e poi avere uno stile di vita molto attivo. Una raccomandazione molto importante da fare: ridurre il peso corporeo, anche solo del 7-10%, può permettere ai soggetti con prediabete di rimanere normoglicemici per molti anni”.

“A tavola è sempre preferibile evitare gli alimenti ricchi in grassi, insaccati, cibi preconfezionati, dolci e bevande zuccherate e orientarsi verso cibi di origine vegetale, come cereali integrali, frutta, verdura e legumi, limitare il consumo di carne rossa e preferire un secondo a base di pesce. Insomma, mangiar bene significa scegliere cibi e piatti tipici della tradizione mediterranea”, conclude Giacco.

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WELLA AL PARLAMENTO CON PROPOSTA DI LEGGE PER ALBO DEGLI ACCONCIATORI

Wella a fianco dei parrucchieri e anche dei clienti che ne usufruiscono i servizi. Come? L’azienda leader del mercato professionale della cosmesi dei capelli, la presentato sul tavolo dei politici, oggi, una proposta di legge; promotore e firmatario il deputato Graziano Musella. L’obiettivo? L’istituzione di un albo professionale degli acconciatori professionali. “Per sostenere una vera crescita del mercato della bellezza in salone, non basta più essere parte attiva di un sistema imprenditoriale – dichiara Marco Vurro Direttore Comunicazione Wella Italia – occorre puntare su un cambio di mentalità e di percezione di un mestiere antichissimo profondamente radicato nella società che oggi, come mai prima d’ora, ricopre un ruolo fondamentale per la salute dei clienti. Il parrucchiere si occupa non solo di taglio e styling ma eroga trattamenti tricologici che agiscono direttamente sulla pelle, dalla colorazione alla decolorazione dei capelli, per i quali esigiamo una preparazione certificata e riconosciuta legalmente, a tutela del cliente finale e della categoria stessa degli hairstylist, che sono chiamati ad una formazione permanente ed al rispetto delle norme deontologiche”.

I professionisti del benessere e dell’estetica dei clienti sono oltre 100.000 in Italia. La concentrazione è pari a 1 salone ogni 500 abitanti. Dopo il 2020 della pandemia, che ha defalcato del 28,5% il fatturato sceso a 547 milioni di euro, il settore è già in risalita con una stima del +10% nel primo semestre 2021.

La proposta di legge in pillole:

  • L’iscrizione all’albo dà ai clienti la garanzia che gli acconciatori sono in possesso dei necessari requisiti, quali il superamento dell’esame tecnico-pratico previsto dell’articolo 3 della legge 17 agosto 2005, n. 174, la frequenza di appositi corsi di formazione e l’esercizio della professione di acconciatore di 1° livello per un periodo di almeno 3 anni. Sono definiti acconciatori di 1° livello gli acconciatori in grado di eseguire prestazioni di tipo avanzato conformi e funzionali alle caratteristiche dell’aspetto, basate sui canoni della moda e del costume e rispondenti alle esigenze igieniche****
  • L’istituzione dell’albo permette, una scelta consapevole da parte del cliente e garantisce al titolare dell’impresa dell’acconciatore di assumere soggetti qualificati ai sensi della legislazione vigente.
  • L’iscrizione all’albo rappresenta un elemento di riconoscimento e di affidabilità su cui fondare l’attività professionale.
  • L’albo prevede un adeguato sistema di aggiornamento per assicurare una qualità sempre più alta. Pertanto, è stato disposto l’obbligo di frequenza di corsi di aggiornamento, pena la cancellazione dall’albo.
  • I soggetti iscritti all’albo sono tenuti a frequentare i corsi di aggiornamento per un monte ore complessivo di 20 ore ogni due anni. La mancata frequenza dei corsi di aggiornamento comporta la cancellazione dall’albo.
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PIOGGIA: IN EMILIA ROMAGNA SBARCANO I PLUVIOMETRI 4.0 COME A BELGRADO E ALLE MALDIVE

A Fontanellato, Colorno e Soragna sono stati installati pluviometri hi-tech per monitorare in tempo reale, l’intensità delle precipitazioni. Un quarto sarà installato nei prossimi mesi a Sorbolo Mezzani. Dunque il Consorzio di bonifica Parmense dell’Emilia Romagna al pari del Republic Hydrometeorological Institute of Serbia, al sistema locale della Città di Belgrado e alla rete del Maldive Meteorological Service, dove si sperimentano questi pluviometri del futuro. Tramite il 3G integrato, misurano, registrano “in locale” e inviano “in autonomia”, ad un server FTP, i dati relativi non solo alla precipitazione cumulata, ma anche alla sua intensità al minuto; il tutto senza collegamento ad un “datalogger” esterno. Lo rende noto l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

Calcolata dallo strumento sulla base dei ribaltamenti della bascula, l’intensità reale di pioggia in ogni minuto viene espressa in millimetri all’ora con una precisione determinante  per  scongiurare criticità idrauliche, consentendo di intervenire tempestivamente  per prevenire un evento di piena ed aggiungendo alle tecniche attuali, nonché  all’esperienza degli enti consorziali, anche un “big data” preziosissimo per programmare gli interventi idraulici da compiere.

“E’ questa un’ulteriore testimonianza di quella cultura del fare, caratteristica dei Consorzi di bonifica, costantemente impegnati a migliorare la resilienza dei territori di fronte alle conseguenze della crisi climatica; in questo momento così difficile per la vita e l’economia italiane, continuiamo a guardare al futuro” evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI.

Il nuovo pluviometro studiato, elaborato ed assemblato da “CAE innovation for a safer world S.p.A” (società leader  nella misurazione del rischio ambientale, causato dai fenomeni naturali) in collaborazione con alcune Università, fornisce dati di altissima precisione ed analisi approfondite sull’entità delle precipitazioni, che cadono su un territorio, avendo evidenti ripercussioni anche sul reticolo idraulico.

“E’ di questi  giorni l’ennesimo allerta per rischio idrogeologico in molte zone di un Paese, in cui oltre 3 milioni di famiglie vivono in zone ad alta vulnerabilità, dove sorgono oltre 550.000 edifici minacciati da frane ed oltre 1 milione di immobili sono in pericolo nel caso di alluvioni; tra questi ci sono anche molte scuole e strutture sanitarie, cui aggiungere  migliaia di siti culturali e storici – commenta Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Nella prospettiva del Recovery Fund ribadiamo che urgono interventi urgenti e concreti, cui possiamo e vogliamo concorrere sia con i piani territoriali per gli invasi e l’efficientamento della rete idraulica, sia con la ricerca e l’innovazione tecnologica, proprie dei Consorzi di bonifica ed irrigazione.”  

“Il nostro sguardo  è costantemente rivolto al futuro – conclude il Direttore Generale del Consorzio di bonifica Parmense, Fabrizio Useri – Puntiamo sempre a maggiori e più funzionali strumenti per agevolare l’operatività, garantendo una più celere e precisa risposta alle esigenze dei territori”.

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DIETA MEDITERRANEA CONTRO IL COVID-19: L?INDAGINE ASSIC

La Dieta Mediterrranea potrebbe ridurre l’incidenza della Polmonite da Coronavirus tra la popolazione, perché povera di grassi, zuccheri, sale e ricca di fibre e antiossidanti. E’ quanto emerge dall’indagine svolta dall’ASSICAssociazione per la Sicurezza Nutrizionale in Cucina, fondata e presieduta dalla nutrizionista italiana Chiara Manzi, che ha svolto la ricerca su un campione di oltre 900 persone, che seguono la dieta mediterranea mangiando 2 dolci al giorno, fritti, pizza e lasagne perché seguono questi 3 speciali accorgimenti:

  • sostituiscono lo zucchero con un dolcificante antiossidante naturale
  • riducono i grassi grazie all’uso di fibra di cicoria a catena lunga
  • friggono con la tecnica dello shock termico che riduce l’assorbimento dei grassi

I risultati del questionario analizzati a partire da giugno 2020 mostrano che chi aveva seguito i consigli per un’alimentazione sana, basata sui 3 punti fondamentali proposti dalla dottoressa, per un periodo di almeno 3 mesi o superiore ha avuto un’incidenza di Covid19 quasi 3 volte inferiore rispetto a chi lo segue da poche settimane. I 3 punti chiave indicati dalla dottoressa Chiara Manzi sono illustrati nel libro Cucina Evolution corredato da oltre 200 ricette facili, veloci ed economiche, dalla carbonara al tiramisù.

Il campione analizzato è composto principalmente da donne (94,7%), tra i 50 e i 69 anni (63,6%). La popolazione oggetto del questionario, dunque, è tra quelle maggiormente esposte, sia per fascia di età, sia per genere femminile. Il 56,5% aveva iniziato a seguire questa particolare alimentazione da oltre 3 mesi, il 31,5% da meno di tre mesi e il 9,1% non aveva ancora iniziato questo stile alimentare o lo aveva sospeso.

A livello nazionale, secondo i dati ufficiali di fine luglio 2020, l’incidenza del virus misurata con tamponi tra le donne di età compresa tra 50 e 69 anni (che rappresentano la maggior parte del campione dell’indagine) è dello 0,4%.

Gli ultimi studi ci hanno dimostrato come uno stato di eubiosi produce un’emissione di interferoni (proteine antivirali) che porta ad una maggiore protezione antivirale e alla riduzione dell’immunopatologia del contagiato. Per questo è importante mangiare sano e nutrire il nostro intestino con fibre prebiotiche, antiossidanti e polifenoli, riducendo al contempo grassi, zuccheri e sale. – Spiega la dottoressa Chiara ManziDa questa indagine non si possono trarre ovviamente conclusioni certe e definitive, ma senza dubbio, considerazioni basate sull’osservazione. Da quanto leggiamo dai dati, chi ha imparato ad abbinare gli alimenti e scegliere il giusto modo di cottura e lo ha applicato per almeno 3 mesi ha avuto un’incidenza inferiore di Covid19. L’obesità, infatti, costituisce un fattore di rischio anche in questo caso. Il Coronavirus entra nel nostro tessuto polmonare attraverso l’enzima ACE2, espresso sulla superficie delle cellule polmonari, del tessuto adiposo viscerale, del cuore e dell’intestino. Perciò l’obesità predispone a immagazzinare una “carica virale maggiore”.

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PIAZZA DANTE #FESTIVALINRETE OMAGGIA ALIGHIERI

Da Vasto a Cuneo, Dante Alighieri unisce l’Italia nel settecentenario della sua morte. Tra le tante iniziative mirate a rendere omaggio al poeta, c’è Piazza Dante. #Festivalinrete” è un progetto condiviso che unisce quarantuno Festival di approfondimento culturale italiani. Sostenuto dal Comitato Nazionale per le celebrazioni dantesche istituito dal Mibact, sarà come un lungo racconto tutto italiano che animerà le piazze e che sarà fruibile anche attraverso il sito web dedicato, una piazza virtuale in cui contenuti multimediali (video, interviste agli autori, scritti inediti) daranno la possibilità a tutti di vivere le iniziative realizzate via via dai Festival.

A partire dalla fine di gennaio con il Festival della Scienza di Vasto fino a novembre con BookCity di Milano e Scrittorincittà di Cuneo, “Piazza Dante. #Festivalinrete” renderà così omaggio al padre della lingua italiana e vedrà la partecipazione di scrittori, scienziati, intellettuali, studiosi, artisti, musicisti che dialogheranno e rifletteranno sull’opera dantesca nelle varie declinazioni possibili con rimandi alla contemporaneità.

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VACCINO COVID-19: OGNI FIALA PUO’ SERVIRE PER 6 PERSONE (INVECE CHE 5)

La Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie-SIFO condivide e rilancia il messaggio espresso dall’AIFA in merito al vaccino COVID-19 mRNA BNT162b2: “Ferma restando la necessità di garantire la somministrazione del corretto quantitativo di 0.3 ml a ciascun soggetto vaccinato attraverso l’utilizzo di siringhe adeguate, è possibile disporre di almeno 1 dose aggiuntiva rispetto alle 5 dosi dichiarate nel Riassunto delle caratteristiche del prodotto”.


In pratica – ricorda SIFO a tutti gli operatori – la dose di COMIRNATY che deve essere somministrata a ciascuna persona è di 0,3 ml. Questa dose deve essere estratta in condizioni asettiche e utilizzando siringhe di precisione adeguate, da un flaconcino di vaccino che contiene 2,25 ml, dopo la diluizione prevista con soluzione di cloruro di sodio allo 0,9%. Questo significa quindi che ogni fiala di vaccino COVID-19 mRNA BNT162b2 può essere utilizzata per vaccinare con pieno successo e in assoluta sicurezza 6 soggetti, a conferma dei calcoli e delle simulazioni che SIFO aveva già realizzato un mese fa.


Gli aspetti professionali, sanitari, organizzativi ed etici di questa sottolineatura – precisa SIFO – sono di primaria importanza, visto che in questo modo con mille fiale potranno essere trattate 6000 persone (invece che 5000), rendendo più vasta e capillare fin da subito la copertura vaccinale e realizzando anche un’economia di scala non indifferente: ogni centro abilitato alla vaccinazione dei cittadini italiani deve esserne consapevole ed agire di conseguenza.

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COVID-19 E CYBERCRIME FARMACEUTICO: 102 SITI OSCURATI DAI NAS

Contro il cybercrime farmaceutico si è conclusa con 102 oscuramenti di siti l’operazione di vigilanza telematica condotta in tandem tra i NAS e il Ministero della Salute. I militari della Sezione Analisi del Reparto Operativo del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute hanno dato esecuzione ai provvedimenti d’inibizione all’accesso (cd. “oscuramento”) emessi dalla Direzione Generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico del Dicastero, su proposta del citato Reparto, nei confronti di altrettanti siti web collocati su server esteri e con riferimenti di gestori non individuabili, sui quali venivano effettuate la pubblicità e l’offerta in vendita, anche in lingua italiana, di svariate tipologie di medicinali che, in questi mesi, sono stati a vario titolo collegati all’emergenza COVID-19. “Infatti – si legge nel comunicato stampa – oltre a una serie di farmaci recanti varie indicazioni terapeutiche e soggetti a obbligo di prescrizione, nonché vendibili solo in farmacia da parte di farmacista abilitato, i Carabinieri del NAS hanno individuato l’offerta in vendita di medicinali asseritamente contenenti principi attivi soggetti a particolari restrizioni d’uso e specifiche indicazioni d’impiego in relazione all’infezione da SARS-COV-2 come, soprattutto, l’antimalarico clorochina, in relazione alla quale, analogamente all’idrossiclorochina, l’AIFA in data 22 dicembre 2020 ha pubblicato una scheda aggiornata contenente elementi utili a orientare la prescrizione e a definire un rapporto tra benefici e rischi sul singolo paziente, e gli antivirali lopinavir/ritonavir, di cui la medesima Agenzia regolatoria ha sospeso l’utilizzo off label al di fuori degli studi sperimentali clinici. Presenti, sulle vetrine virtuali dei siti individuati, anche l’antivirale ribavirin, per il quale è stato autorizzato l’uso compassionevole limitatamente a pazienti ospedalizzati con difficoltà respiratorie legate al COVID-19, l’antibiotico azitromicina, rispetto al quale l’AIFA ha diramato una scheda che offre elementi necessari per una corretta prescrizione e per valutare il rapporto tra benefici e rischi sul paziente, nonché l’antinfiammatorio colchicina, oggetto di uno studio sperimentale nel trattamento del COVID-19.

I militari si sono imbattuti anche in altri medicinali contenenti rispettivamente l’antinfiammatorio indometacina, la cui assunzione fuori stretto controllo medico può cagionare gravissimi effetti collaterali, e l’antivirale daclatasvir, offerto in rete nonostante l’EMA, a seguito del mancato rinnovo dell’autorizzazione all’immissione in commercio deciso dal titolare, ne abbia vietato l’uso in tutta l’Unione Europea. Con i provvedimenti ora eseguiti, salgono a 237 i siti oscurati dal Comando Carabinieri per la Tutela della Salute nel corso del 2020, ben 217 dei quali connessi con l’emergenza pandemica COVID-19. SEGUEL’incessante l’attività dei NAS in relazione all’emergenza sanitaria connessa con la diffusione dell’epidemia di COVID-19 e volta, oltre a mirati interventi sul territorio, al monitoraggio dell’offerta in vendita sul web di medicinali, ha dimostrato, come già emerso in precedenti operazioni (da ultimo quella che ha portato all’oscuramento di due piattaforme che proponevano vaccini antinfluenzali e per il Covid-19), che il mercato virtuale veicolato dalla rete internet è diventato un’importante fonte di commercio e approvvigionamento di farmaci ad uso umano, molto spesso non autorizzati, con claim accattivanti e asseritamente vantanti proprietà in grado di prevenire e curare diverse patologie, spesso facendo riferimento a presunti studi di sedicenti esperti, che espongono i cittadini a gravissimi rischi per la salute. Particolarmente a rischio è quella ampia parte di persone che consulta liberamente il surface web, ovvero la parte “in chiaro” e indicizzata della rete agevolmente accessibile e alla portata di tutti, che maggiormente si presta a raggiungere una platea pressoché illimitata di utenti costituendo, quindi, un grave fattore di pericolo rispetto al potenziale acquisto e alla conseguente incontrollata assunzione di farmaci di dubbia provenienza e distribuiti al di fuori dei canali e dellemodalità autorizzate, che non rispettano i rigorosistandard di qualità, sicurezza ed efficacia previsti dalle vigenti disposizioni. È, dunque, più che mai opportuno rinnovare, anche alla luce dell’avviata profilassi vaccinale per il COVID-19, l’invito ad attenersi solo alle indicazioni fornite dagli Organi ufficialmente preposti, consultando i relativi siti istituzionali e diffidando della presenza di offerte sul web di farmaci non autorizzati. Va, infine, ribadito che la vendita e l’acquisto di “medicinali con obbligo di prescrizione” attraverso internet, oltre ad essere vietati dalla normativa italiana, sono soprattutto estremamente pericolosi per la salute, non essendovi affatto contezza né della reale composizione degli stessi, né delle corrette modalità di produzione e conservazione, né degli effetti e delle reazioni che la loro assunzione può cagionare. Va, dunque, ricordato che l’offerta in vendita e la pubblicità dei “medicinali senza obbligo di prescrizione” (SOP/OTC) possono essere effettuati on line solo attraverso i siti di farmacie ed esercizi espressamente autorizzati secondo quanto previsto dal decreto legislativo 24 aprile 2006 n. 219, il cui elenco è consultabile sul sito del Ministero della Salute, riconoscibili attraverso il previsto Logo Identificativo Nazionale che deve essere chiaramente visibile su ciascuna pagina del sito web dedicata ai medicina”.

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COME E’ FATTO IL VACCINO PER IL COVID-19?

Tra le tante domande che il paziente pone al medico in merito al vaccino per il Covid-19, spicca una: “Come è fatto?” A domanda risponde la SIMG, Società Italiana di Medicina Generale per pazienti e Medici di famiglia che in documento pubblicato sul loro sito online chiarisce ogni dubbio in merito alla vaccinazione anti-covid.

“COME E’ FATTO IL VACCINO PER IL COVID-19?I virus SARS-CoV-2 (che provocano il Covid-19) fanno ammalare le persone utilizzando una proteina della loro superficie (proteina S o Spike) che serve a far penetrare il virus all’interno delle cellule delle persone infettate. Tutti i vaccini attualmente in studio sono stati messi a punto per indurre una risposta che blocca tale proteina e quindi impedisce il replicarsi del virus nel soggetto infettato.Il primo vaccino disponibile in Italia ed in Europa è stato realizzatoutilizzando una molecola (mRNA), che permette nelpaziente vaccinato di formare anticorpi destinati a proteggere dalla malattia COVID-19. Dunque in questo vaccino per il COVID-19 non c’è l’intero virus, né vivo né ucciso. L’mRNA del vaccino scompare dall’organismodi chi si vaccina nel giro di pochi giorni”.

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CAMPAGNA VACCINALE: PERCHE’

“Abbiamo una doppia esigenza. Da una parte dobbiamo preparare il nostro bagaglio di nozioni, apprendendo i fondamenti più importanti per la nostra attività; dall’altra, dobbiamo essere pronti a rispondere in modo chiaro e trasparente ai numerosi dubbi dei nostri pazienti” sottolinea il Prof. Claudio Cricelli (in foto), Presidente SIMG.

Ma andiamo per ordine. DOmenica 27 dicembre in Italia è partita la più grande campagna vaccinale mai messa in atto. Dopo le prime simboliche somministrazioni, con l’arrivo delle nuove dosi, da gennaio la popolazione verrà gradualmente coinvolta nel processo. Restano tuttavia vivi numerosi interrogativi, a cui la SIMG  – Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie offre le risposte con due documenti pubblicati sul proprio sito un primo rivolto ai pazienti, un secondo a tutti i Medici di famiglia, che potranno così affinare la loro preparazione e avere uno strumento da mettere al servizio dei pazienti stessi.

I DOCUMENTI DELLA SIMG – Gli effetti devastanti della pandemia di Covid-19 hanno determinato una richiesta pressante da parte del mondo intero per giungere in tempi brevi a un’efficace vaccinazione protettiva. Un reale vantaggio in termini di sanità pubblica infatti si potrà ottenere solo attraverso una diffusa e capillare campagna vaccinale. Avute negli ultimi giorni le necessarie autorizzazioni di EMA ed AIFA, dopo fasi di registrazione velocizzate, i Medici di famiglia devono farsi carico di un solido bagaglio di informazioni e mettere a punto una buona comunicazione con i pazienti.

Abbiamo una doppia esigenza – sottolinea il Prof. Claudio Cricelli, Presidente SIMG – Da una parte dobbiamo preparare il nostro bagaglio di nozioni, apprendendo i fondamenti più importanti per la nostra attività; dall’altra, dobbiamo essere pronti a rispondere in modo chiaro e trasparente ai numerosi dubbi dei nostri pazienti. I due aspetti sono imprescindibili l’uno dall’altro perché solo con una solida competenza si può effettuare una comunicazione convincente. In questo contesto diviene indispensabile per il MMG attuare un counselling efficace per favorire l’adesione consapevole dei pazienti alla vaccinazione, il tutto coniugando le esigenze di chiarezza e correttezza scientifica con la necessaria sintesi”.

Sulla base di queste premesse, la SIMG ha realizzato due documenti:

LE DOMANDE CHE IL PAZIENTE PONE AL MEDICO: 16 domande frequenti e le risposte sintetiche e corrette per il paziente.

LE DOMANDE CHE IL MEDICO SI PONE: 15 items di interesse per il medico di famiglia con schede sintetiche corredate da riferimenti bibliografici.

Oltre a questi documenti, vengono proposti due allegati: il Piano Strategico di Vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19 del Ministero della Salute e il Modulo di consenso informato “Comirnaty” di Pfizer.

Abbiamo cercato di fare una sorta di riepilogo con tutte le domande che in queste ore cittadini stanno rivolgendo ai MMG, i quali a loro volta devono essere preparati a rispondere – spiega il Prof. Cricelli – È sicuro il vaccino? Quando lo potrò fare? Come e dove viene somministrato? Ci sono effetti collaterali? Dopo quanto tempo sarò immunizzato? Lo posso fare se sono in stato di gravidanza? E se sono allergico? Per ogni quesito abbiamo proposto risposte chiare e sintetiche. Nel secondo documento, abbiamo proposto informazioni utili per i MMG su come il vaccino è stato studiato, prodotto, registrato”.

L’INIZIO DI UN GRANDE STUDIO EUROPEO – L’inizio della campagna vaccinale segna anche l’avvio di un processo osservazionale volto a definire ogni caratteristica del vaccino stesso. Per questo, si è costituito un consorzio europeo di società e associazioni medico-scientifiche, il VAC4EU di cui fa parte anche la SIMG, che studierà l’efficacia e gli effetti dei vaccini.

Sarà il più grande studio di questo genere mai effettuato nella storia – evidenzia il Prof. Cricelli – I risultati li avremo tra un paio d’anni. In questa fase, sarà molto importante un piano coinvolgimento dei Medici di famiglia in quanto saranno proprio loro a dover raccogliere i riscontri empirici del vaccino sui propri pazienti per monitorarli e analizzarli”.

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CAPODANNO: COVID TAGLIA 1 ZAMPONE SU 3 DALLA SPESA

Le previsioni sul Capodanno a tavola da parte di Cia-Agricoltori Italiani non sono positive: c’è un forte calo negli acquisti dei tradizionali zamponi e cotechini per le feste di fine anno. Ennesimo colpo che conferma la grave crisi della filiera suina, fiore all’occhiello del Made in Italy agroalimentare. Secondo Cia-Agricoltori Italiani, il calo sarà di 1/3 rispetto ai 6 milioni di kg di prodotto (di cui 4 Igp, il resto tradizionale), consumato nello stesso periodo del 2019. Sono, infatti, fortemente diminuiti i ritiri di carne suina negli allevamenti da parte dell’industria alimentare, malgrado il -20% dei prezzi medi degli ultimi 2 mesi, ampiamente sotto i costi di produzione.

Per gli insaccati precotti con cui tradizionalmente si festeggia il nuovo anno, ci sarà dunque, una contrazione dei consumi, a seguito delle misure imposte dal Governo per contrastare la pandemia. Sarà un San Silvestro sobrio, senza parenti e amici, né veglioni o ritrovi di famiglia e si dirà addio alle maxi-tavolate imbandite, che avevano nel 2019 un budget alimentare di quasi 2 miliardi, fra cenone e pranzo del primo gennaio.

Il giro d’affari di zamponi e cotechini è di circa 28 milioni di euro per i soli prodotti Igp, considerati più sicuri dal punto di vista della qualità, grazie al disciplinare che ne indica con precisione il luogo di produzione, le modalità di lavorazione e la conservazione delle carni. Cotechini e zamponi sono fatti della stessa sostanza: carne di maiale magra e grassa, macinata grossolanamente, unita poi a cotenna di maiale e tritata. La differenza fra i due prodotti è data dall’involucro: la zampa di maiale anteriore per lo zampone, il budello per il cotechino. Nonostante la diffusa credenza, non si tratta di prodotti particolarmente grassi, anche perché la cottura favorisce il calo della parte lipidica: 100 grammi contengono le stesse calorie di un etto di mortadella e meno della stessa quantità di salame, con un interessante apporto proteico fornito dalla cotica, oltre a buone percentuali di ferro, zinco e delle vitamine del gruppo B.

La crisi delle vendite di zampone e cotechino nelle feste del 2020 rappresenta, dunque, per Cia un ulteriore danno per il settore suinicolo nazionale già in crisi, che ha toccato addirittura un -18%, nonostante il lieve recupero registrato durante i mesi estivi. La forte contrazione dei prezzi è in parte dovuta alla saturazione del mercato europeo, con il mancato export in Cina delle carni suine tedesche, dopo i casi di Peste suina africana nei cinghiali in Sassonia, che hanno provocato un danno enorme agli allevatori di quel Paese.

 In Italia, la crisi della zootecnia suina è amplificata dalle generali difficoltà del canale Ho.re.ca (hotel, ristoranti, bar, mense) dopo la crisi pandemica, che ha avuto un impatto particolarmente negativo su questa filiera. Ultima beffa per gli allevatori del settore, la deroga al 31 gennaio imposta dal Mise sull’obbligo di etichettatura di origine sulle carni suine trasformate dalle industrie (prosciutti, salumi, mortadelle), dilazionando la possibilità di una maggiore valorizzazione del Made in Italy.

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CENONE EVOLUTION DI CAPODANNO SENZA RIMORSI CON IL METODO DI CHIARA MANZI

Erbazzone per antipasto, tortellini in brodo ripieni di carne come primo piatto immancabile, salmone al pepe rosa sul letto di verza per secondo e gran finale con i cantucci. Se in questi giorni di festa il surplus gastronomico ci ha fatto lievitare fino a 5 chili in più di quanti ne avevamo fino a metà mese, ecco i giusti abbinamenti degli ingredienti e il giusto metodo di cottura, che non vuol dire rinunciare a pasta, fritti o dolci, ma cucinarli secondo il Metodo Cucina Evolution. Si tratta di uno stile alimentare che mette in pratica i principi della Culinary Nutrition, di cui Chiara Manzi, nutrizionista italiana e docente universitaria, è la massima esperta in Europa. Una sorta di evoluzione della dieta mediterranea, che tiene conto di tutte le ultime scoperte e ricerche in ambito alimentare.

Il menu di Capodanno può essere ripreso dal libro “Cucina Evolution. BuonaDaVivere!” (Art Joins Nutrition), dove la dottoressa Chiara Manzi ha inserito anche le ricette. Ed ecco che si parte con un antipasto a base di erbazzone, tipica specialità reggiana che permette di fare il pieno di fibra, senza modificare gli ingredienti della tradizione, con i grassi di poco più di un cucchiaino di olio! Il segreto sta nel bilanciamento di ogni ingrediente e nell’aggiunta di inulina, fibra solubile in grado di rallentare l’assorbimento di grassi e zuccheri a livello intestinale. È importante, poi, fare attenzione alla cottura in forno, per non imbrunire troppo l’impasto, evitando la formazione di sostanze dannose per il nostro organismo.

Si prosegue, poi, con un piatto immancabile sulle tavole di tutta Italia nei giorni di festa: i tortellini in brodo ripieni di carne. Anche in questo caso, la tradizione si fonde con il benessere, aggiungendo inulina alla sfoglia per la pasta, permettendo di ridurre l’assorbimento di grassi e zuccheri a livello intestinale, con uno sconto sulle calorie. Il ripieno conserva gli ingredienti della tradizione, basta sapere dosare bene i vari componenti ed accostare alla mortadella un buon prosciutto crudo pulito dal grasso visibile.

Come secondo, invece, la dottoressa suggerisce dell’ottimo salmone al pepe rosa su un letto di verza. Un piatto buono e che fa bene al cuore, poiché il salmone è un pesce ricco in Omega 3, grassi polinsaturi che riducono il rischio di malattie cardiovascolari e fanno bene alla memoria. Una porzione di questo piatto ci regala il 70% della dose di Omega 3 raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Infine, non può certo mancare il dolce della tradizione: i cantucci, qui proposti in una versione gluten free, da accostare ad un buon calice di Vin Santo che possiamo concederci senza sensi di colpa. Il segreto? Una porzione contiene i grassi e gli zuccheri rispettivamente contenuti in mezzo cucchiaino di olio e di zucchero semolato e le fibre di tre piatti di insalata, merito della frutta secca e dell’aggiunta di inulina, la fibra solubile estratta dalla cicoria in grado di favorire l’equilibrio della flora intestinale.

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PIANTE CON POCA CLOROFILLA CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Uno studio di prospettiva coordinato dall’Istituto per la bioeconomia del Cnr, pubblicato su Global Change Biology, analizza come l’avvento di una nuova generazione di piante a basso contenuto di Clorofilla potrebbe essere un’arma in più nella lotta al cambiamento climatico, riducendo a parità di produzione l’assorbimento di radiazione solare.

Lo sviluppo delle società umane moderne è sempre stato accompagnato dall’introduzione di nuove piante coltivate. Praticamente tutti gli alimenti di origine vegetale che arrivano sulle nostre tavole provengono da varietà di piante che non esistevano nel passato. La “lunga marcia” per la creazione di nuove piante ha l’età dell’uomo moderno. È passata attraverso la selezione e domesticazione delle piante selvatiche, il miglioramento genetico attraverso incrocio e ibridazione, la mutagenesi (mutazioni genetiche indotte artificialmente in embrioni vegetali) e la transgenesi (trasferimento di geni da una specie all’altra). Oggi la tecnologia utilizzata è il cosiddetto “genome editing“, ovvero la manipolazione diretta del codice genetico tesa a modificarne le proprietà.

Ma se in passato si è puntato esclusivamente a migliorare le caratteristiche produttive e tecnologiche delle piante, oggi la frontiera si è allargata, includendo in primis la sostenibilità. É infatti urgente selezionare e creare nuove piante che possano contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico cercando di aumentare allo stesso tempo le potenzialità produttive delle varietà attualmente coltivate. È quello che sostengono i ricercatori Lorenzo Genesio, Franco Miglietta (Istituto per la bioeconomia del Cnr) e Roberto Bassi (Università di Verona) nell’Opinion paper appena pubblicato sulla rivista Global Change Biology in cui spiegano come l’avvento di una nuova generazione di piante a basso contenuto di Clorofilla potrebbe essere un’arma in più nella lotta al cambiamento climatico. “Una strategia utile a controbilanciare una parte del crescente “effetto serra” è quella di aumentare la frazione della luce solare che viene riflessa dalla superficie terrestre che, tornando indietro verso lo spazio, non contribuisce al suo riscaldamento ” – spiega Lorenzo Genesio – “e questo potrà essere fatto anche coltivando nuove piante con bassi contenuti di clorofilla; piante più “pallide” che riflettono molta più radiazione solare”.

Alcune ricerche, e non solo quelle fatte dagli autori del lavoro appena pubblicato, dimostrano che riducendo il contenuto di clorofilla non solo si riflette più luce solare, ma si può arrivare ad avere tassi di fotosintesi più alti e maggiore produttività. “In sintesi” – afferma Franco Miglietta – “coltivare varietà di piante più pallide (di grano, orzo, mais, soia) equivale a ridurre le emissioni di gas climalteranti, con un effetto di riduzione delle temperature a scala locale nelle zone più densamente popolate”.

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SASHA DICE STOP AI BOTTI DI CAPODANNO: DECALOGO OIPA

Anche Sasha da Berzo Inferiore in provincia di Bergamo dice stop ai botti di Capodanno. I pedardi fatti esplodere da balconi e terrazzi terrorizzano lui e i suoi parenti. Non è raro vedere altri cani e gatti che, impauriti, scappano dai giardini e dai cortili perdendosi o finendo investiti. Animali più anziani o cardiopatici possono morire d’infarto. E anche la fauna selvatica, uccelli e animali dei parchi e dei boschi, spaventata dal frastuono e dalle improvvise luci si disorienta schiantandosi contro alberi, muri, vetrate, cavi elettrici o finendo sotto le auto.

Che fare? L’Oipa Italia, Organizzazione internazionale protezione animali, ricorda che chi decidesse di scendere in strada per sparare o assistere ai fuochi d’artificio violerebbe le regole sul coprifuoco e il divieto agli spostamenti nei giorni festivi e prefestivi dettato dal Dpcm del 3 dicembre. E alcuni Comuni italiani, per esempio Palermo, Bari e Treviso, hanno già emesso  ordinanze per vietare l’utilizzo di petardi per i festeggiamenti del Capodanno. Ma c’è sempre chi, si è visto negli scorsi anni, non rinuncia a questa ormai anacronistica tradizione anche per l’esiguità dei controlli volti a reprimere chi non rispetta le regole.

«Per evitare che l’ultimo giorno dell’anno si trasformi in dramma o tragedia per gli animali, abbiamo stilato un decalogo con le regole e suggerimenti per mettere in sicurezza e rassicurare il proprio familiare con la coda, perché l’inizio del nuovo anno deve essere una gioia per tutti, non motivo di terrore e angoscia», spiega il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto. «Allo stesso tempo, facciamo appello soprattutto alle forze dell’ordine affinché considerino una priorità i controlli finalizzati a far rispettare le ordinanze, non minimizzando le conseguenze, dirette e indirette, di una condotta irresponsabile da parte di chi maneggia i petardi».

Ecco il decalogo Oipa

  1. Teniamo gli animali il più lontano possibile dai festeggiamenti e dai luoghi in cui i petardi vengono esplosi
  2. Non lasciamoli soli, potrebbero avere reazioni incontrollate e ferirsi. Stiamo loro vicini, mostrandoci tranquilli e cercando di distrarli
  3. Non lasciamoli in giardino. Tenere in casa o in un luogo protetto gli animali che abitualmente vivono fuori per scongiurare il pericolo di fuga
  4. Teniamo alto il volume di radio o televisione chiudendo le finestre e le persiane
  5. Lasciamo che si rifugino dove preferiscono, anche se si tratta di un luogo che normalmente è loro vietato
  6. Durante le passeggiate teniamoli al guinzaglio, evitando anche di liberarli nelle aree per gli animali per evitare fughe dettate dalla paura
  7. Facciamo visitare l’animale da un veterinario comportamentalista affinché valuti la possibilità di una terapia di supporto
  8. Evitiamo soluzioni fai da te somministrando tranquillanti, alcuni sono addirittura controindicati e fanno aumentare lo stato fobico
  9. Organizzare una “gita fuori porta” per trascorrere il Capodanno in luoghi lontano dai centri urbani e dai rumori forti e improvvisi (solo se possibile, nel rispetto delle previsioni del Dpcm del 3 dicembre 2020)
  10. Chiediamo al nostro Comune un’ordinanza contro i botti e sensibilizziamo l’opinione pubblica su quanto questi inutili rumori possano essere dannosi per gli animali domestici e selvatici
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IL BRASILE IN UN DRINK: LA RICETTA DEL GAROTA DE IPANEMA

Si ispira alla celebre canzone di Antonio Carlos ‘Tom’ Jobim e Vinicius de Moraes e alle sue poetiche liriche ‘Guarda quanta bellezza, colma di grazia: è la ragazza che passa ancheggiando dolcemente verso il mare’… E’ il Garota de Ipanema. Note che catapultano chi beve il drink della bartender Sabina Yausheva, in quella terra seducente e piena di vita che è il Brasile. Il tutto a base di cachaça, distillato del succo di canna da zucchero e Pure Tonic Cortese, prodotta in Italia da Bevande Futuriste, tonica naturale che contiene solo acqua, sali minerali, zucchero e autentico chinino naturale. Immaginando i piedi nella sabbia, sdraiati sotto l’ombra di una palma, travolti e sedotti dalla musicalità del portoghese, la pelle scaldata dal sole, il drink in mano e, davanti, lo splendido panorama che solo Rio de Janeiro può regalare. Un inno al viaggio, per un drink, ‘Garota de Ipanema‘ che vuole, nelle intenzioni della bartender, far evadere anche per pochi minuti dalla realtà e sognare di essere altrove. Senza zone rosse, zone gialle, ma solo zone calde e sabbiose.rink invernale che ci riporta al calore delle spiagge brasiliane!

DRINK: GAROTA DE IPANEMA
BARTENDER: Sabina Yausheva

INGREDIENTI
4,5 cl cachaça 
3 cl limone
2,5 cl sciroppo d’ananas
1,5 cl blue curaçao
1 cl albume
top Pure Tonic Cortese

Bicchiere: Collins
PREPARAZIONE:
Versare tutti gli ingredienti in uno shaker con del ghiaccio, esclusa la Pure Tonic Cortese. Shakerare bene per far montare l’albume di montare e versare, filtrando il tutto, all’interno di un bicchiere Collins colmo di ghiaccio. Per finire, versare delicatamente la tonica Cortese e miscelare dolcemente con un bar spoon.

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COVID: CHI E’ LA CAPOBIANCHI, PRIMA VACCINATA

Il Ministero della Salute ci informa su chi è la Professoressa Maria Rosaria Capobianchi, prima italiana ad essere vaccinata contro il Covid-19 questa mattina, nel vax day (qui l’intervista). “Dal 2000 ricopre il ruolo di Direttore della UOC Laboratorio di Virologia, Istituto Nazionale per le Malattie Infettive (INMI) “L. Spallanzani” e dal 2015 è anche Direttore del Dipartimento di Epidemiologia, Ricerca Preclinica e Diagnostica Avanzata, Istituto Nazionale per le Malattie Infettive (INMI) “L. Spallanzani”. È stata lei, alla guida del suo team, a isolare e sequenziare, tra i primi ricercatori al mondo, il 2 Febbraio 2020, il coronavirus Sars-CoV-2 responsabile della pandemia. Una ricerca che ha contribuito ad accelerare la ricerca di cure e vaccini per contrastare la pandemia.
Capobianchi è laureata in Scienze Biologiche e specializzata in Microbiologia e Virologia. Ha una più che ventennale esperienza in Virologia, con particolare attenzione ai meccanismi di difesa antivirale innata e adattativa, alla patogenesi, alla caratterizzazione molecolare, alle infezioni emergenti, al disegno e validazione di metodi diagnostici virologici innovativi. I suoi principali interessi di ricerca sono: meccanismo di produzione ed azione dell’interferon, virus emergenti, infezioni virali persistenti, patogenesi dell’AIDS, allestimento e standardizzazione di tecniche diagnostiche.
È membro del “WHO collaborating center for the for clinical care, diagnosis, response and training on Highly Infectious Diseases” e partecipa a numerosi network internazionali sulla risposta alle epidemie determinate da agenti emergenti e/o inattesi. Nel campo della risposta alle infezioni emergenti determinate da eventi naturali o da rilascio deliberato, collabora con numerose organizzazioni di salute pubblica (WHO, ECDC, Ministero della Salute Italiana), ed è consulente del Centro Nazionale Trapianti per le infezioni virali nei trapianti.
È Cavaliere al merito della Repubblica per essersi particolarmente distinta nel servizio della comunità durante l’emergenza coronavirus”.

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VAX DAY: AL VIA ALLO SPALLANZANI

Maria Rosaria Capobianchi, Claudia Alvernini e Omar Altobelli sono rispettivamente la professoressa, l’infermiera e l’operatore sociosanitario che alle ore 7,20 di quest’oggi (Vax Day per l’Italia e l’Ue) si sono sottoposti al primo vaccino Pfizer-BioNTech anti Covid-19. E’ accaduto all’Istituto Nazionale Malattie Infettive Spallanzani di Roma. Ungheria e Slovacchia sono partite con un giorno in anticipo.

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FESTE A 4 ZAMPE

Cinque consigli a prova di Fido e Micio da parte degli esperti di Ca’ Zampa per trascorrere il Capodanno 2020 gli amici a 4 zampe.

  1. ALLERT ALBERO E PRESEPE –  Attenzione alle palline e alle decorazioni dell’albero di Natale, così come al muschio del presepe: è bene ricordarsi che sono potenzialmente pericolosi se ingeriti. Meglio tenerli lontano dalla loro portata oppure, nel caso delle palline, preferire quelle di legno o plastica infrangibile rispetto a quelle di vetro;
  2. NO CENONI A 4 ZAMPE – Anche se non è sempre facile, è bene non cedere in tentazione nel dare al proprio animale domestico un assaggio altamente calorico dei piatti del cenone. Possono causargli problemi intestinali, dissenteria e vomito;
  3. S.O.S. “BOTTI” – Come gestire il cane o il gatto che si spaventano durante l’accensione dei botti di fine anno?Innanzitutto evitare di agitarsi e di toccarlo. La sola presenza del proprietario lo tranquillizza. Consigliabile anche alzare il volume della musica per nascondere il rumore degli scoppi. In caso di segnali o comportamenti preoccupanti, è bene rivolgersi al veterinario.
  4. REGALA SALUTE E BENESSERE  – Chi l’ha detto che a Natale valgono solo cappottini e collari da regalare? Per iniziare l’anno nuovo nel segno del benessere a 4 zampe, è possibile anche acquistare box di servizi veterinari, come quelli di Ca’ Zampa, che prevedono visite, check up dentale , esami e trattamenti antiparassitari; oppure gift di toelettatura con bagni igienizzanti (www.cazampa.it).
  5. VISITE VETERINARIE IN SICUREZZA – Le disposizioni previste dagli ultimi decreti ministeriali prevedono restrizioni negli spostamenti, ma, salvo cambiamenti, l’uscita di casa per effettuare una visita veterinaria, o per un intervento chirurgico del cane o del gatto, è consentita. Soprattutto di fronte a sintomi preoccupanti o nuovi è sempre bene contattare il proprio veterinario. Prima di recarsi dal veterinario è inoltre necessario telefonare per valutare la necessità di una visita e concordare un orario. Infine, una volta arrivati in clinica, è importante seguire le misure di sicurezza previste, tra cui ridurre al minimo gli accompagnatori e indossare sempre la mascherina.
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NATALE: CONSIGLI PER MALATI DI ALZHEIMER IN TEMPO DI COVID-19

Diverso ma pur sempre Natale, anche per le persone più fragili affette dalla malattia di Alzheimer. Ma come affontare questi giorni di festa alla luce del Covid-19 e delle precauzioni di sicurezza indicate dal Governo? A domanda risponde l’esperta.

“Ci sono alcune indicazioni nell’ultimo dpcm – ha affermato la Prof.ssa Amalia Bruni, Presidente SINdem (Società Italiana di Neurologia per le Demenze) – che corrispondono alle necessità dei pazienti con la malattia di Alzheimer: il divieto di festeggiare con molte persone a favore di visite al massimo di un paio di persone a volta, ad esempio, è funzionale per evitare il caos e il trambusto dei festeggiamenti natalizi che generalmente stressano il paziente e amplificano lo stato di incertezza e confusione che spesso domina le fasi intermedie ed avanzate di malattia. Così come il divieto di circolazione dopo le ore 22 favorirà maggiori occasioni di incontro a pranzo rispetto all’ora di cena, senza aggravare quindi il frequente stato di agitazione che caratterizza i pazienti verso le ore serali (sindrome del tramonto)”.

Sicuramente la possibilità di praticare attività motoria o di far visita una volta al giorno ad amici o parenti permetterà ai pazienti di uscire di casa per distrarsi e quindi, nei momenti di maggior difficoltà, di ridurre l’ansia.

“In queste giornate di festa la routine varia inevitabilmente – ha commentato il Prof. Gioacchino Tedeschi, Presidente della Società Italiana di Neurologia – ed è quindi importante coinvolgere il paziente già nella fase dei preparativi, in un clima allegro, accogliente e magari preceduto da segnali chiari, quali addobbi e decorazioni che scandiscano l’evento imminente. È importante, inoltre, adeguare l’ambiente in funzione delle necessità delle persone più vulnerabili per far sì che il periodo natalizio diventi un’occasione speciale per tutta la famiglia: attenzione a luci lampeggianti che possono confondere o spaventare una persona con demenza. Anche i regali vanno scelti e adeguati rispetto ai desideri della persona (non dei familiari) e devono essere adatti alla fase di malattia: abbigliamento comodo, audiocassette di musica preferita, video e album fotografici ma anche, per esempio per le donne e se in fase severa, un bambolotto grande e morbido, risveglia l’istinto materno mai sopito”.

Nelle molte ore che si trascorrono comunque in casa durante le vacanze natalizie, è importante prevedere passatempo adatti da svolgere tutti insieme: la persona con Alzheimer può trovare conforto nel cantare vecchie canzoni della tradizione o sfogliare album di foto di famiglia, raccontare e farsi raccontare. È importante coinvolgerla nell’organizzazione dei preparativi, come incartare i regali, decorare, apparecchiare la tavola, persino cucinare.

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AIFA E COVID-19: DA ELI LILLY SOLO RICHIESTA DI APPROVAZIONE ALLA VENDITA

In merito all’impiego in Italia dell’anticorpo monoclonale Bamlanivimab per la cura del Covid-19, l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha diffuso questa informazione:

“Negli ultimi giorni sono stati pubblicati alcuni articoli su quotidiani nazionali in cui si dà adito a resistenze che AIFA avrebbe opposto all’utilizzo in Italia di un farmaco, l’anticorpo monoclonale Bamlanivimab, prodotto dall’azienda farmaceutica Eli Lilly sul territorio nazionale, e che la stessa azienda avrebbe offerto gratuitamente senza ottenere riscontro. Si tratta di affermazioni fuorvianti e prive di fondamento.

Nel merito, si precisa quanto segue:

1.     AIFA non ha mai ricevuto alcuna proposta di cessione gratuita, uso compassionevole né fornitura per studi clinici dell’anticorpo monoclonale Bamlanivimab da parte dell’azienda Eli Lilly.

2.     L’azienda ha avanzato all’inizio di ottobre una generica disponibilità a cooperare con le autorità per individuare modalità d’impiego del farmaco in Italia, senza mai offrire partite gratuite di prodotto. Ciò anche dopo esplicita richiesta avanzata da parte dei rappresentanti dell’AIFA in un incontro tenutosi il 29 ottobre con la partecipazione della Commissione Tecnico-Scientifica dell’Agenzia, convocata appositamente a dimostrazione della piena disponibilità ad approfondire ogni sostenibile possibilità di accesso a nuovi trattamenti.

3.     In data 20 novembre l’azienda Eli Lilly ha presentato all’AIFA una offerta per l’acquisto del farmaco da parte del SSN, consegnando un’ipotesi di contratto alla Struttura Commissariale all’emergenza COVID-19 il giorno 25 novembre.

4.     Gli anticorpi monoclonali necessitano di un’approvazione europea, mentre l’azienda Eli Lilly ha proposto una procedura di approvazione del farmaco in deroga a tali procedure. EMA ha espresso un giudizio assai cauto sulle possibilità di approvare il Bamlanivimab sulla base dello studio di fase 2 che evidenziava benefici moderati e ha richiesto ulteriori dati a supporto.

5.     La richiesta di approvazione del farmaco ai sensi di una disposizione speciale della disciplina farmaceutica (l’art. 5 comma 2 della dir. 83/2001, come recepita in Italia dal D. Lgs. 219/2006) non risulta accettabile a fronte di un’epidemia in cui tutti gli Stati dell’UE condividono il medesimo problema e in cui ci aspetta pertanto uno sforzo comune europeo per superarlo, come ben mostrato dalla recente approvazione EMA dei vaccini anti-COVID-19. Per questo AIFA ha espressamente suggerito all’azienda l’opportunità di presentare una richiesta di autorizzazione all’EMA.

Si specifica che la autorizzazione emergenziale concessa negli USA dalla FDA prevede un livello di evidenze scientifiche inferiore rispetto all’approvazione (completa o condizionata) effettuata da EMA.

AIFA è impegnata a garantire – in modo chiaro e trasparente – l’accesso a tutti i farmaci di provata efficacia e sicurezza, sulla base delle migliori evidenze scientifiche, a tutela dei cittadini e pazienti e della sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale”.

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ASSISI: SUCCESSO DEL TOUR PRESEPIALE IN 3D

Dalla Basilica Superiore di San Francesco, al Duomo di San Rufino fino a Piazza del Comune: folla di curiosi per il tour presepiale ad Assisi, volendo ammirare le videoproiezioni e le installazioni. È bellissimo l’itinerario che ha scaldato il cuore di tante persone suscitando anche un interesse mediatico su scala nazionale e internazionale. Merito delle maestranze umbre che hanno realizzato le opere. Ben 53 le statue realizzate dall’Atmo di Bastia Umbra. Va detto che il Presepe di Francesco nasce dalla geniale intuizione di riprendere i personaggi del ciclo pittorico giottesco ospitati presso la Basilica di San Francesco e di modellarli in 3D per poi riprodurli a una dimensione leggermente superiore a quella reale. L’onore al merito va ai veri protagonisti di questa realizzazione che sono stati: Laura Bucarini (direttrice della scenografia), Cristina Ducci (consulenza artistica e pittura), Moreno Bizzarri (pittore), Massimo Aristei (scenografo) e Marco Troppa (scenografo).

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DUE PASSI FUORI DALLA CIVILTA’, IL MANU-ANZO DI CARLO PAGANI

Volete scaricare l’energia che vi sentite addosso? Fate come Carlo Pagani, il maestro giardiniere che, con la naturalista Mimma Pallavicini, ha appena sfornato il suo ultimo libro “Due passi dalla civiltà” (Pentàgora, pagg. 221, 14 euro). In realtà Carlo non ha solo scritto il suo diario di campagna che “si fa leggere come un romanzo, informa come un manuale di giardinaggio, nutre come una lezione di vita, mostra una strada per il futuro come una profezia”, secondo quanto anticipa nell’introduzione l’editore, Massimo Angelini. No, Carlo ha descritto il suo sogno, condividendo alcuni dei suoi appunti di un viaggio che ha del miraggio ma anche delle sfumature che solo chi vive la natura, chi ascolta i segnali che invia la terra, sa cogliere. Il risultato è un agile diario un po’ manuale, un po’ romanzo (manu-anzo, contrazione creativa nata dalla fusione di manuale con romanzo). Proprio tra le righe del volume è facile scorgere musetti (topini di campagna), viole e avvistare aironi. Del tutto normale quindi quando la lettura si posa su rose canine, aceri campestri, lillà e infinite altre varietà di frutta dimenticata. Soffermandosi poi su dei momenti descritti con dovizia e una penna spiritosa da buon bolognese, ne emerge un libro che non può mancare nella libreria di qualsiasi appassionato di naturalia e non solo.

Copertina del diario di campagna del Maestro giardiniere Carlo Pagani con Mimma Pallavicini

È così che Carlo Pagani fa fare una passeggiata a Mimma Pallavicini, conducendo anche noi lettori nel suo bosco giardino. Confidando anche di quella volta, che proprio per scaricare la sua rinnovata energia che si sentiva addosso, nel primo dopopranzo, è andato a ripulire la pozza dell’acqua più estesa del bosco, una buca di circa 15 metri di diametro creata dallo scoppio di una bomba durante la Seconda guerra mondiale. Carlo? “L’ho trasformata in un autentico laghetto un’estate in cui era evaporata del tutto l’acqua piovana che si raccoglie spontaneamente – racconta nel libro Pagani – Ho impermeabilizzato con successo il fondo con terra argillosa compattata durante la stagione della siccità: con qualche rabbocco di acqua del pozzo artesiano, gli uccelli del bosco possono disporre di un ristoro a cinque stelle”.

Il 14 novembre di qualche anno fa. “Ho rimosso con il retino le foglie secche cadute nell’acqua e sui bordi, dopo aver pulito la vegetazione delle piante palustri, ho aggiunto un gruppo di Iris pseudacorus e una decina di Iris louisiana. Quest’ultima è una specia palustre magnifica, con i fiori che profumano come quelli dell’orchidea Cattleya”. Il risultato? È lo spettacolo che vedete nella foto in evidenza, in apertura di questo articolo. Il resto? È distillato nel delizioso diario che comincia a narrare partendo dall’11 novembre, San Martino, per tornare dove è cominciato il racconto. Descrivendo un anno di emozioni.

  

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UN BIOSENSORE DICE SE HAI IL DIABETE MELLITO

Ricercatori dell’Istituto per la microelettronica e i microsistemi (Imm) del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma, in collaborazione con colleghi della statunitense Johns Hopkins University, hanno realizzato un biosensore in grado di identificare un nuovo indicatore glicemico per la rilevazione della patologia, fornendo così un metodo di rilevazione precoce e alternativo rispetto ai sistemi tradizionali. Il sensore, descritto sulla rivista Advanced Healthcare Materials, sfrutta le potenzialità di una matrice disordinata di nanofili di silicio rivestiti di argento.

Questo vetrino da microscopio con una zona in cui sono presenti dei nanofili, in sostanza viene in soccorso di tutte quelle persone affette da anemie, insufficienza renale o patologie legate alla sintesi dell’emoglobina nel sangue (emoglobinopatie). Per queste persone infatti, la rilevazione del diabete mellito mediante la tradizionale tecnica del prelievo di gocce di sangue può rappresentare un problema.

Nasce così, dall’esigenza l’innovativo biosensore messo a punto da ricercatori dell’Istituto per la microelettronica e i microsistemi (Imm) del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma, in collaborazione con colleghi del Department of Mechanical Engineering della Johns Hopkins University (Baltimora, Usa).

L’importante risultato è pubblicato sulla rivista Advanced Healthcare Materials: tale sensore, caratterizzato da elevata sensibilità e selettività, permette l’identificazione di un nuovo indicatore glicemico, l’albumina glicata (Ag), sfruttando le potenzialità di una matrice disordinata di nanofili di silicio rivestiti di argento.

“L’applicazione biomedica dei nanomateriali in ambito diagnostico è una delle più grandi novità scientifiche degli ultimi anni: grazie all’intrinseca capacità di interagire su scala nanometrica con sistemi biologici – quali ad esempio virus, batteri, cellule, proteine e Dna- i nanomateriali sono capaci di “catturare” e tradurre informazioni chimico-fisiche non rilevabili attraverso una diagnostica tradizionale”, spiega Annalisa Convertino (Cnr-Imm), tra i firmatari dello studio. “Se utilizzati come sensori, hanno le potenzialità di individuare nei fluidi biologici la presenza di molecole marcatrici o frammenti di DNA in concentrazioni molari molto basse, favorendo così l’elaborazione di nuove metodologie per una diagnosi precoce delle malattie e per l’individuazione e la valutazione di terapie farmacologiche personalizzate”.

Negli ultimi anni l’albumina glicata è emersa come un valido indicatore glicemico alternativo estremamente utile non solo in presenza di patologie ematologiche, ma anche nell’analisi e nel controllo dei cambiamenti rapidi della glicemia, ad esempio dopo l’inizio o la modifica di una terapia.

Il team che ha sviluppato il biosensore è formato, oltre che da Annalisa Convertino, da Valentina Mussi e Luca Maiolo per Cnr-Imm, e da Ishan Barman e Debadrita Paria per la Johns Hopkins University.

“Il biosensore sfrutta la sinergia tra la ridotta dimensionalità dei nanofili e la loro disposizione disordinata. In questo modo infatti, da un lato le biomolecole di albumina glicata contenute in un campione biologico sono efficacemente intrappolate nella matrice di nanofili, dall’altro si aumenta l’interazione del campo elettromagnetico presente tra le nanostrutture e le biomolecole, amplificando così la risposta del biosensore”, aggiunge le ricercatrice.

I risultati della ricerca aprono la strada ad una metodologia diagnostica del diabete mellito rapida, predittiva ed utilizzabile in tutti quei casi per i quali non è possibile applicare la diagnostica tradizionale.

Il lavoro è stato supportato, per la parte italiana, dal progetto congiunto “Scalable nano-plasmonic platform for differentiation and drug response monitoring of organ-tropic metastatic cancer cells” (US19GR07) finanziato dal Ministero degli affari esteri e della collaborazione internazionale (Maeci) nell’ambito de Programma di cooperazione scientifica e tecnologica Italia-Usa 2019-2021.

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COME RISPARMIARE SUL PREZZO DEI CARBURANTI: INDAGINE ALTROCONSUMO

Analizzando i prezzi in Autostrada, Sarni Oil risulta l’insegna più conveniente in tutte le categorie, tuttavia anche le cosiddette “pompe bianche’’, non riportate in tabella per via dell’esiguo numero, offrono prezzi nel self-service tra i più convenienti sulla rete autostradale. Tutavia, prima di un lungo viaggio, Altroconsumo consiglia quindi di fare sempre il pieno in città oppure di verificare se lungo il tragitto sia presente una pompa bianca con prezzi convenienti. Come dimostra l’indagine, infatti, il prezzo, per la stessa insegna, può salire fino al 70% in autostrada rispetto alla città. Oltre alla scelta della migliore insegna anche altri accorgimenti, come una manutenzione periodica, il controllo dei filtri e l’utilizzo corretto delle marce impattano in maniera importante sui consumi.

Altroconsumo dunque ha realizzato un’indagine sull’andamento dei prezzi dei carburanti al fine di offrire ai consumatori che potranno spostarsi per raggiungere le proprie famiglie prima di Natale, utili informazioni e indicazioni per risparmiare. La grande distribuzione organizzata e i marchi minori risultano le insegne più competitive, nette differenze di prezzo tra città e autostrade.

L’indagine è stata condotta prendendo in considerazione le insegne presenti in almeno 11 regioni italiane, analizzando i prezzi del carburante sia self-service che servito. I migliori prezzi rilevati per la benzina e il diesel self-service, nei centri abitati e nelle strade non autostradali, vengono offerti dai marchi della GDO, Conad e Enercoop, mentre per il “servito” primeggiano due insegne minori: Beyfin e Europam. Si riscontra una netta differenza tra le insegne citate e i grandi marchi nazionali, con prezzi più cari quasi del 50%.

Altroconsumo, al fine di aiutare i consumatori a controllare i propri consumi su strada, a settembre ha dato il via al progetto MILE21 – Più informazioni, meno emissioni – cofinanziato dal programma LIFE+ dell’Unione europea. La piattaforma fornisce ai consumatori dati reali sui consumi e sulle emissioni di Co2 delle proprie auto, aiutandoli durante la fase di scelta di nuovi veicoli e offrendo consigli di guida ecologica per consumare di meno.

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NATALE E COVID: I CONSIGLI DELLA PSICOLOGA PER VIVERLO AL MEGLIO

Il Natale è alle porte ma, con il Covid-19 da tenere ben lontano dalle nostre famiglie, quest’anno più che mai si registra un vorticoso aumento dei sintomi ansiosi e depressivi. “Eppure tutti ci dicono che questo dovrebbe essere il periodo più bello dell’anno! Durante le festività in generale – ma a Natale in particolare – si rileva un netto incremento di sintomi depressivi, ansiosi e psicosomatici. Aumentano inoltre momenti in cui ci si sente maggiormente irritabili e nervosi, diventando più reattivi e sensibili allo stress. Ma come mai le feste scatenano tutto ciò? In questo periodo dell’anno è come se ci si sentisse obbligati ad essere euforici, contenti e realizzati, come se non si potesse mostrare un lato diverso di noi, di tristezza e malinconia. Aspettative elevatissime e conseguente fallimento di esse, contribuiscono a generare malessere”, spiega la psicologa Elisa Caponetti.
Come influisce il Covid in tutto ciò? “Da lunghissimi mesi, stiamo ormai convivendo con vissuti di profonda paura determinati o accentuati dalla pandemia in corso.
Natale, è la festa per eccellenza da trascorrere in famiglia, ma quest’anno ci si chiede di trascorrerla principalmente isolati e lontani almeno fisicamente dai nostri affetti più cari. L’amore dei propri familiari rappresenta una vera e propria ossigenazione per tutti noi”, continua l’esperta.
“Il malessere si accentua in chi si trova a vivere situazioni di solitudine, in chi è privo di relazioni affettive importanti o ancora, in chi ha legami familiari labili e superficiali. Molto colpite sono anche le persone anziane e chi ha scarsi contatti sociali. Insomma, chi è solo, si sente ancora più solo. C’è poi chi non potrà ricongiungersi con i propri cari. Non bisogna sottovalutare il rischio di creare situazioni di solitudine estreme a cui il diffondersi del covid ci sta esponendo maggiormente facendo emergere anche di più le nostre fragilità e paure. Il rischio solitudine non va sottovaluto, può infatti arrivare a far morire e genera il manifestarsi di altre patologie. Rappresenta infatti un fattore di rischio per l’insorgere di altre importanti malattie mortali. La solitudine non è quindi soltanto un sintomo ma il segnale di una patologia. Uno studio del Good Samaritan Hospital di Los Angeles ha messo in rilievo come il periodo compreso tra il Natale e il Capodanno, sia uno dei più stressanti dell’anno. Esagerazioni alimentari, uso aumentato di alcoolici, amplificazione di stimoli emotivi, smania all’acquisto, modificazione della normale routine quotidiana e diminuzione dell’attività lavorativa, possono avere effetti davvero devastanti sul nostro equilibrio.
Se da un lato è vero ciò, dall’altro, la pandemia in corso può esserci d’aiuto per affrontare le festività con uno spirito diverso. Occorre cogliere l’occasione per vivere un Natale più vicino al valore originario, meno legato al consumismo, recuperando il vero significato di questa festività e liberandoci da fattori stressogeni ad esso legati. Tutto ciò può ricondurci ad una dimensione più introspettiva e più intima smettendo di rincorrere i nostri falsi bisogni e riuscendo così a recuperare una nostra maggiore autenticità, ritrovando i valori più semplici ma anche più importanti. Occorre quindi, nonostante la lontananza fisica, riuscire a trarre serenità dal contatto familiare, magari aiutandoci dall’uso della tecnologia.
Come diceva Maria Teresa di Calcutta si muore per mancanza d’amore per cui coltiviamolo comunque dentro di noi.
In chi dovesse ritrovarsi in questi giorni a provare vissuti ed emozioni negativi, o a manifestare sintomi a vario livello psicosomatici, un invito è quello di riuscire a differenziare se si tratta di una condizione e di uno stato abituale e magari accentuato dal covid e dalle festività, o se si tratta di uno stato momentaneo, che come tale, scomparirà con la fine dei giorni di festa. Capire, se insomma, si è di fronte a un malessere natalizio o a qualcosa di ben più profondo e radicato.E’ necessario, quindi, riuscire sempre ad andare all’origine del malessere, ricordandosi che ogni sintomo ha una valenza comunicativa, per cui è importante dare ascolto e significato a ciò che si sta vivendo”, conclude la Caponetti.

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CEREALIA OMAGGIA RODARI E L’ESTRO DI BERNARDINI

Via libera a laboratori ludico-creativi dedicati al mondo creativo di Gianni Rodari, cooking lab per giovanissimi cuochi in erba con lo chef Renato Bernardi, video performance di Ricette in Versi e webinar per adolescenti in collaborazione con Guida Genitori Onlus e FIDAF. Questo e altro è di scena fino al 30 dicembre con “Cerealia. La Festa dei Cereali. Cerere e il Mediterraneo”, il festival internazionale e interdisciplinare che in questo 2020 avrebbe dovuto compiere i suoi 10 anni. Dedicato al mondo dei cereali, il Festival è organizzato dall’associazione culturale no-profit M.Th.I..

IL FESTIVAL – L’appuntamento intende valorizzare lo scambio e l’arricchimento interculturale tra i Paesi del Mediterraneo quale occasione d’interscambio culturale a vari livelli, tra cultura e società, alimentazione e gastronomia. Lo fa promuovendo la condivisione delle sfide comuni a livello di cluster regionali tra i popoli che si affacciano sul mare nostrum, stimolando lo sviluppo di modelli sostenibili di economia circolare e sposando i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

IN CALENDARIO – Le attività proseguono con Il Mercante di Stelle, laboratori ludico-creativi a cura di Aziza Essalek, Dino Ruggiero con la collaborazione di Letizia Staccioli, dedicati al mondo creativo di Gianni Rodari a 100 anni dalla nascita. Si svolgeranno fino al 20 dicembre, dalle ore 10 alle 12, presso Parco Collina della Pace/Peppino Impastato, in collaborazione con Associazione di Volontariato Collina della Pace. È necessaria la prenotazione. *In caso di maltempo le attività si svolgeranno presso il Centro Aggregativo Il Muretto (Via Casilina, 1799/M). Sabato 19 dicembre, alle ore 11, ecco l’evento in diretta sul canale Facebook del Festival Cerealia “Chef Trek Jr. Italy”; un cooking lab per apprendisti chef tra i 10 e i 12 anni, con lo chef Renato Bernardi in collaborazione con l’Istituto Professionale Statale Maffeo Pantaleoni, da un progetto di Robert G. Seal.

Tra gli appuntamenti più attesi, inoltre, domenica 27 dicembre, alle ore 18, si svolgerà Ricette in versi. Poesie sensualmente appetibili, tra arte e cucina dedicata ai 200 anni di Pellegrino Artusi, in collaborazione con la scuola di cucina TuChef di Roma e con Park Hotel Villa Grazioli La video performance sarà visibili online sul canale Youtube M.Th.I. e del Festival Cerealia. La drammaturgia di Lydia Biondi, ispirata all’antologia di gastronomie amorose di Claudio Borgoni, ha la regia di Tomaso Thellung. Interpreti: Cristian Masi, Elisa Proietti, Caterina Misasi, Simone Bobini, Diana Forlani. Musiche a cura di Antonio Sorgi. Infine, il calendario prevede, dal 28 al 30 dicembre, quattro webinar, Adolescenza e Nutrienti, presentati da adolescenti per gli adolescenti a cura dell’Associazione senza scopo di lucro Guida per Genitori, in collaborazione con la FIDAF. I video saranno disponibili online sul sito www.guidagenitori.it e in seguito sul sito del Festival Cerealia.

I DETTAGLI DELL’EVENTO – Il progetto, vincitore dell’Avviso Pubblico per la concessione di contributi economici ai programma per l’anno 2020 condizionati dall’emergenza epidemiologica covid-19, ha ricevuto un contributo di Euro 19.975,00 da Roma Capitale – Dipartimento Attività Culturali.

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24 SFUMATURE DI ABRUZZO NELLA GENZIANA CHIARINO

24 sfumature di Abruzzo. Nella Genziana artigianale Chiarino sono almeno 24 le tonalità che si alternano nell’arco di 40 giorni sulle radici di genziana lutea. Tante quanti i volumi di questo prodotto, la cui gradazione alcolica sembra quasi tener conto delle altrettante albe che devono trascorrere affinché il liquore dal sapore amarognolo e l’odore dolciastro si formino. Lasciando le radici in infusione con il vino bianco, l’aggiunta di alcool e zucchero, il fine pasto per definizione si delinea pian piano, fino a prendere corpo nella bottiglia che Pallini produce nel rispetto della ricetta. Ricetta che prevede la presenza nel liquore della genziana per una percentuale pari a 79 parti dell’intero. E giù a cercar curiosità sulla pianta, fulcro del rito che ha portato la pianta a essere ritenuta protetta, per colpa del suo molteplice utilizzo. Foglie grandi e fiori gialli, questa pianta secondo Plinio e Dioscoride deve il suo nome a Gentius, ultimo re dell’Illiria, regnante tra il 180 e il 168 a.C. Fu lui per primo a lodarne le virtù. Usata per stregare l’amato, essendo risapute le sue proprietà afrodisiache, la genziana riuscì a estasiare anche il poeta Gabriele D’Annunzio che, del fiore, scrisse: “…e forse tutti i roseti tralascerò per quella sola genziana aperta sul ciglio del campo come una gemma preziosa”. Fatto sta che oggi torna sulle nostre tavole partendo dall’Aquila, con il suo bagaglio di purezza e la genuinità delle proprietà medicamentose della radice, riconosciute anche dai greci che la usavano per combattere la febbre. Il sapore unico è dato dalle radici che, una volta pulite dalla terra in eccesso, vengono affettate e fatte essiccare al sole fino a quando il suo interno non raggiunge il classico colore giallo. Le radici di genziana Chiarino vengono poi lasciate in infusione lungamente con il vino fino a creare l’ottimo liquore. Non c’è tra chi la apprezza che non ne riconosca le proprietà digestive, grazie alla sua stessa radice che contiene vari principi attivi, tra i quali spiccano la genziopicrina che stimola la funzione digerente dello stomaco favorendo la secrezione dei succhi gastrici e l’amarogenzina, la sostanza piu’ amara che si conosca. Nonostante le varietà di genziana siano 400 in tutto il mondo, quelle diffuse in Italia però sono molte meno. La tradizionalità del prodotto è documentata in Piemonte, dove ne viene fatto un uso diversificato soprattutto in Valle di Susa. Spontanea nelle aree montane del Reatino, come amaro è molto diffuso in Abruzzo dove il liquore si ottiene in modo diverso da quanto avviene nel Trentino Alto Adige, dove non si prevede l’utilizzo del vino ottenendone così un vero e proprio distillato.

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UNFAKENEWS: CONTRO LE BUFALE

C’è correlazione fra epidemia da nuovo Coronavirus e rete 5G? La tecnologia 5G richiede l’abbattimento di alberi? Le Arpa non sono in grado di misurare le frequenze del 5G? È vero che i Comuni con la legge “semplificazioni” non possono più fare il piano di localizzazione delle antenne? Il 5G sarà portatore di un aumento di tumori e di altri rischi per la salute? A queste e altre domande risponde  Unfakenews: contro le bufale. E’ la campagna di Legambiente e “Nuova Ecologia”, nata per contrastare le credenze che tengono l’Italia lontana dalla sostenibilità. Il sito ospita approfondimenti scientifici, documenti e testimonianze di esperti per dare rigore e coerenza alle battaglie in difesa dell’ambiente e della salute pubblica. “Unfakenews” sarà portata avanti anche grazie al supporto tecnico di Wunderman Thompson Italia.

I prossimi temi di “Unfakenews” saranno il biometano, l’agrivoltaico, le bioplastiche e il compostaggio, l’usa e getta nell’era Covid, il geotermico, l’eolico e la convivenza con predatori come lupo e orso. Per ogni argomento Legambiente produrrà position paper e organizzerà webinar, in attesa di poter organizzare, a emergenza sanitaria finita, incontri nelle scuole e corsi di formazione per giornalisti riconosciuti dagli ordini regionali.

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MYSHOPIFY, ATELIER 3.0 AL TEMPO DEL COVID

È nato Myshopify, l’atelier virtuale di Vanessa Foglia, stilista, che ha deciso di adottare altri artisti per far “rete” e contrastare la crisi scatenata dal Covid-19.

Chi la conosce sa bene che è una donna dal carattere di ferro, con lo sguardo da sognatrice e un innato spirito di gruppo, contagioso. Contagioso al punto che la stilista Vanessa Foglia, creatrice del brand Abitart, ora debutta sul web con il suo atelier virtuale nella veste di mecenate del fashion rigorosamente Made in Italy.

Un atelier digitale al tempo del Covid-19, contro lo shopping contingentato e gli altoparlanti dissuasori nelle strade dei centri storici d’Italia. Pensato come una piattaforma di e-commerce dove vedere anche video fashion in streaming, visitare virtualmente l’atelier della stilista, chattare e leggere il suo videoblog, su www.vanessafoglia.myshopify.com Vanessa Foglia offre alle sue clienti un’esperienza d’acquisto piacevole anche a distanza, mantenendo una forte relazione con il suo pensiero creativo.

Vendita sì di capolavori online, ma anche una “piazza fashion” virtuale che muta ogni giorno, ospitando nuove collaborazioni tra creativi che trasformano il proprio lavoro in un viaggio onirico. Il sito è più un punto di incontro virtuale dove, oltre al suo brand Abitart, trova spazio tutto quanto Vanessa Foglia ama. Dalla mamma “Raffaella per Domitilla” alle opere dell’artista Stefano Zampieri, dai bracciali Foglia di Stefy Vale alle collane energiche in carta di Caterina. Ma arriverano anche creme e prodotti alimentari, sempre e rigorosamente made in Italy.

“Ho sempre desiderato creare un mondo che si tenesse per mano, dove la passione visionaria fosse quel filo rosso capace di unire la creatività e l’e-commerce è oggi la creatura da alimentare e far crescere con dedizione”, dice Vanessa Foglia, mecenate, promotrice di arte e bellezza. Basta digitare www.vanessafoglia.myshopify.com per aprire il suo mondo, dove i viaggi si trasformano in cappotti e ponchi, abiti e tutine. Qui la moda fiorisce. Il glamour sboccia e invade gli armadi delle clienti. C’è la giacca felicitas-atis Abitart. C’è l’abito Domitilla che, attraverso il movimento, ricrea le sfumature del vento e si piega alle curve delle donne. Ci sono creature che si moltiplicano, si fondono per poi fluire e fluidificarsi nelle opere di Zampieri che Vanessa Foglia ama, condividendone i pennelli come l’ironia. Sono solo alcuni esempi dei numerosi e mutevoli ospiti di questa galleria che nell’Antica Sartoria Moderna a Roma ha il laboratorio di Vanessa Foglia, dove il fatto a mano e il fatto su misura trionfa.

Vanessa Foglia, campana di nascita e cittadina del mondo, ha la sartoria nel sangue, perché si è formata nell’atelier di sua mamma Raffaella. È stata lei la sua “maestra” di vita e di creatività. Il suo atelier di 600 mq affacciato sulla Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, era frequentato negli anni Settanta dalle signore più chic della Capitale. La sua sperimentazione fuori dal comune era conosciuta anche da fotografi come David Hamilton e Aldo Falla, con cui collaborava. Impossibile non ricordare i suoi lavori per Federico Fellini e quella volta che la Volkswagen la premiò come prima donna che conduceva un concessionario di macchine con risultati eccellenti. Dopo aver ricevuto quel riconoscimento, mamma Raffaella creò Domitilla, marchio di meravigliosi abiti da sposa. Oggi, Vanessa Foglia ospita Domitilla sul suo sito e ne condivide un sogno che si è avverato.

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FABIO ROVAZZI REGALA PS5

Fabio Rovazzi regalerà una PlayStation5. Ma andiamo per gradi. E’ l’ultima idea del cantante, attore, regista e videogiocatore che, dopo essere stato il primo artista al mondo a diventare un personaggio giocabile in “Call of Duty Warzone”, ora è stato scelto come primo testimonial italiano della nuova PlayStation5.

HA CREATO TRE STRAORDINARI VIDEO E UN NUOVO CONTEST SOCIAL PER LA CONSOLLE PIÙ DESIDERATA DEL 2020

Questa sera e domani online su Instagram gli ultimi due episodi della “saga”

Ancora una volta Rovazzi mette in campo la sua creatività realizzando tre video ispirati al mondo del cinema che lo vedono protagonista insieme alla nuova esclusiva consolle. Dopo la prima uscita, questa sera e domani alle ore 21.00 pubblicherà sul suo canale Instragram gli ultimi due appuntamenti della trilogia.

Veri e propri cortometraggi che strizzano un occhio ai grandi film che hanno fatto la storia del cinema ed effetti speciali degni di Hollywood.

Inoltre, l’artista ha lanciato un nuovo contest legato alla saga: chi pubblicherà il maggior numero di commenti (che devono contenere l’hashtag PS5) sotto ai 3 post-video pubblicati sul canale Instagram di Fabio vincerà la nuovissima PlayStation5.

Il contest è partito alle ore 14 di oggi, venerdì 4 dicembre, e terminerà alle ore 13.59 di domenica 6 dicembre.

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NATALE SOSPESO: CAMBIA LA FORMA NON LA SOSTANZA

Prosegue l’aiuto di Probios al Banco Alimentare: l’azienda di Calenzano, specializzata nell’alimentazione biologica, ormai da anni infatti fornisce al Banco Alimentare della Toscana tanti prodotti che vengono poi destinati alle 600 strutture caritative della regione convenzionate.

Proprio a ridosso del periodo natalizio, Probios ha scelto di dare vita ad un’iniziativa in collaborazione con il Banco Alimentare cercando con un piccolo gesto e con l’aiuto dei suoi più affezionati consumatori, di aiutare a garantire a tutti un Natale più sereno possibile. Fino al 24 dicembre i consumatori che acquisteranno sull’ e-commerce dell’azienda toscana, potranno accedere in fase di check out alla scelta di un paniere di prodotti disponibili al 50% di sconto da donare al Banco Alimentare, dando così vita ad una sorta di “spesa sospesa” a favore di chi in questo periodo è in maggiore difficoltà.

“Un contributo che ci è apparso doveroso in un momento così delicato per il nostro Paese – afferma Fernando Favilli, Presidente Gruppo Probios – Supportiamo da molto tempo le importantissime attività del Banco Alimentare e questa volta abbiamo voluto farlo mettendo a disposizione il nostro e-commerce, tenuto conto delle restrizioni vigenti e delle iniziative già in atto del Banco Alimentare che quest’anno per la giornata nazionale della Colletta Alimentare, dal 21 novembre all’8 dicembre, ha incentivato anche questa modalità. La nostra iniziativa proseguirà fino al 25 dicembre per cercare di essere di supporto a tutti coloro che soffrono di più questa situazione, contribuendo a garantirgli un Natale più sereno possibile”.

L’iniziativa di Probios si inserisce in una più ampia azione messa in campo dal Banco Alimentare: a partire dal 1997 infatti, il Banco Alimentare ogni ultimo sabato di novembre, ha istituito la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare. In questo 2020 la Colletta Alimentare sarà un po’ diversa: nel pieno rispetto delle norme anti COVID-19, sarà possibile acquistare una card da 2, 5 o 10 euro, acquistabile in cassa oppure online fino all’8 dicembre, in tutti i supermercati che aderiscono all’iniziativa.

“Ringraziamo Probios per questa importante iniziativa, – dichiara Giovanni Bruno, presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus. – La nostra partnership con loro prosegue da tempo e il loro sostegno è per noi molto prezioso. In questo momento difficile cerchiamo nuove soluzioni per stare vicino a chi ha bisogno, sia con la nuova modalità della Colletta Alimentare sia grazie ad aziende virtuose che si sono mobilitate per dare il proprio contributo. Si tratta di iniziative molto importanti perché la situazione è complessa e abbiamo bisogno del coinvolgimento di tutti.”

Le restrizioni non limitano il bisogno di milioni di famiglie, anzi, lo rendono ancora più urgente e Probios, da sempre sensibile e attiva nel sostenere iniziative solidali, ha deciso di contribuire con un suo personale progetto a sostegno delle iniziative del Banco Alimentare della Toscana, in virtù dei rapporti che l’azienda toscana ha da tempo sviluppato con il proprio territorio.

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10 COSE DA SAPERE SULLA CURA DELLE SMAGLIATURE

Le smagliature hanno le ore contate. Lo affermano oltre 30 medici italiani che hanno racchiuso le proprie testimonianze all’interno dell’ebook “Come abbiamo sconfitto le smagliature”. Realizzato in collaborazione con i Center of Therapeutic Excellence Biodermogenesi®”, l’argomento riguarda in Italia oltre 26 milioni di persone e più di 200 milioni nell’ambito dell’Unione Europea. Volete sapere 10 cose sulle smagliature? La risposta agli esperti: il Professor Pier Antonio Bacci e la Dottoressa Elisabetta Fulgione.

1 L’origine delle smagliature

La smagliatura è la conseguenza di un’alterazione cutanea nella quale si uniscono tanti fattori tra i quali, sicuramente, vi è un disordine glucidico e ormonale. Come ha insegnato lo studioso statunitense Cushing le alterazioni ormonali attaccano il collagene presente nella cute di determinate zone del corpo, rendendolo instabile ed in molti casi disgregandolo. Se poi tali disordini ormonali si uniscono a momenti in cui il corpo è in fase di estensione o di allungamento, come ad esempio nel periodo dello sviluppo per ragazzi e ragazze, magari unito anche ad aumento del peso, come durante la gravidanza e l’allattamento, il rischio dell’insorgenza di strie è elevatissimo.

2 Rosso: il colore iniziale

Al momento in cui si forma, la smagliatura è caratterizzata da un colore rosso intenso che corrisponde ad un prolungato periodo di infiammazione cutanea, durante il quale il tessuto cerca di ripararsi. In questa fase i danni arrecati sono ancora limitati e la possibilità di ottenere una soluzione estetica è molto elevata con varie metodologie. Con il tempo, però, la smagliatura cambia colore e passa dal rosso intenso ad una tonalità tendente al biancastro, intensificando progressivamente la propria opacità. È cambiata, infatti, la microcircolazione della pelle e di conseguenza la possibilità di nutrire prima e rigenerare poi il tessuto cutaneo.

3 Da stria rossa a stria bianca

Quando il tessuto si presenta tendente al bianco è perché il diametro dei capillari cutanei si è ridotto progressivamente in seguito all’alterazione del collagene che non offre più un sostegno adeguato al derma. Riducendo il calibro capillare, si riduce proporzionalmente la quantità di sangue che vi scorre all’interno e, di conseguenza, il volume di ossigeno e di nutrienti apportati dalla microcircolazione cutanea. In maniera analoga, il sistema linfatico non è più in grado di riassorbire le tossine di scarto del metabolismo cellulare che stazionano nella cute.

4 Le reazioni biologiche della cute

La formazione di una smagliatura innesca una serie di reazioni biologiche la cui conseguenza è una cute povera di elementi nutrizionali e di ossigeno ma ricca di elementi di scarto che alla fine possono risultare anche tossici per il tessuto, riducendo la capacità di produzione di fisiologico nuovo collagene e fibre elastiche, fino ad alterare anche la normale rigenerazione cellulare. In altre parole, la smagliatura perde più cellule e molecole di quante ne possa produrre ed è destinata a divenire sempre più profonda, marcata ed evidente. Infatti, la smagliatura non deve essere considerata una cicatrice cutanea, ma soprattutto un processo evolutivo atrofico dermoepidermico che oggi, grazie anche alla Biodermogenesi®, è possibile ridurre e, in molti casi, invertire. Da sempre, tutte le metodiche utilizzate sono state finalizzate alla riduzione meccanica dello strato corneo superficiale e all’aumento della vascolarizzazione con un aumento di temperatura tessutale che, molto spesso, otteneva l’effetto contrario. Poche delle passate metodiche hanno ricercato anche quella rigenerazione cellulare che è stata esaltata dalla Biodermogenesi®, con maggiore produzione del collagene reticolare di tipo 3, rispetto al collagene fibroso di tipo 1 che spesso si evidenziava in passato; questo ha favorito anche una migliore microcircolazione con recupero di fibre elastiche.

5 Valutazione dei risultati

“Biodermogenesi®: la soluzione non invasiva nella terapia delle smagliature” è il titolo dello studio condotto dall’Università di Pisa. Un’indagine rigorosa, supportata da biopsie, ecografie e da una valutazione tridimensionale delle smagliature. Le biopsie hanno consolidato l’aspetto estetico del risultato, evidenziando la moltiplicazione cellulare e la produzione di nuove fibre elastiche e di collagene di tipo III, ma soprattutto hanno mostrato un recupero dei melanociti, che riattivano l’abbronzatura. L’ecografia ha invece dimostrato che la pelle striata ha perso rigidità al tatto, tornando elastica come il tessuto circostante. La valutazione del riempimento va da un minimo del 72% fino ad un massimo del 100% di riempimento. Quindi tutti i pazienti hanno avuto un netto miglioramento, con le smagliature riempite, abbronzate e pressoché uniformi al tatto con la pelle circostante. Una vera e propria rivoluzione.

6 Un trattamento indolore e non invasivo

Il trattamento non è doloroso ma è anzi assolutamente gradevole e rilassante. Non vi sono particolari limitazioni: statisticamente è possibile affermare che il 95% della popolazione adulta può sottoporsi senza alcun problema a sedute di Biodermogenesi®. In ogni caso il sistema di diagnosi prevede anche l’elenco dei casi in cui non si può eseguire la terapia ed i casi in cui si differisce di alcuni mesi, quali ad esempio gravidanza ed allattamento.

7 Nessun effetto collaterale

Nel corso del mese di marzo 2020 è stata effettuata la raccolta di dati clinici che ha coinvolto i Center of Therapeutic Excellence Biodermogenesi®, i centri di eccellenza certificati dall’azienda che hanno documentato l’efficacia del trattamento e l’assenza di effetti collaterali o complicazioni. Ciò è in linea con quanto affermato dalla Scuola di Dermatologia dell’Università di Pisa: “Per la prima volta assistiamo ad una reale ristrutturazione delle smagliature in totale assenza di effetti collaterali”, affermazione poi confermata dalla Cattedra di Chirurgia Plastica dell’Università di Pavia che ha dichiarato risultati positivi su tutti i pazienti trattati “in assoluta assenza di effetti collaterali”.

8 Nessuna limitazione, nessun mantenimento

Il paziente che si sottopone al trattamento con Biodermogenesi® non ha alcuna limitazione nei propri stili di vita: un minuto dopo la sedute potrà fare tutto quello che desidera senza alcun problema. Si raccomanda soltanto di non fare bagni o docce fredde che bloccherebbero il processo rigenerativo attivato con il trattamento, che si protrae per alcune ore. Le sedute si possono effettuare durante tutto l’anno, anche in estate ed esporsi al sole subito dopo, certamente con le normali accortezze indicate dalla Società di Dermatologia. Inoltre, il risultato ottenuto con Biodermogenesi® si è dimostrato stabile dopo oltre cinque anni dal primo trattamento. Pertanto, una volta terminate le sedute previste, non saranno necessarie ulteriori sedute di mantenimento.

9 Nessuna terapia coadiuvante

I protocolli Biodermogenesi® non prevedono terapie coadiuvanti. Tutti gli studi sono stati condotti esclusivamente con Biodermogenesi® e i risultati documentati sono frutto esclusivo di questa metodica. Solo in determinati casi, limitati a strie molto ampie e difficili da trattare, si può prevedere l’associazione con carbossiterapia, biorivitalizzazione o tecniche di medicina rigenerativa, a seconda dell’indicazione medica nel particolare paziente, anche se non ci sono ad oggi studi ufficiali pubblicati.

10 100% made in Italy

Biodermogenesi® è frutto della ricerca italiana. Il progetto è stato interamente sviluppato in Italia, l’apparecchio ed il software sono stati realizzati e sono prodotti interamente in Italia. Anche lo sviluppo della ricerca scientifica si è inizialmente articolato in Italia con la partecipazione delle Università di Pisa e di Pavia. Oggi Biodermogenesi® è una tecnologia presente in molti Paesi, con ricerche e studi scientifici attivati a Barcellona, Istanbul, Londra, Verona, Roma, Karachi e Beirut. Il progetto Biodermogenesi® è tutelato da due brevetti internazionali ed è stato selezionato dall’Agenzia per l’Innovazione della Presidenza del Consiglio tra i brevetti italiani a maggior contenuto innovativo e tecnologico.

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OLIO: DALL’OLIVO DAY AI 60 ANNI DELL’EXTRA VERGINE

Il mondo dell’olio è in festa. Domani 26 novembre la terra festeggia la Giornata mondiale dell’olivo. Il 13 novembre 1960, con la Legge 1404, è nata ufficialmente la categoria dell’extra vergine. Dieci anni fa, il 16 novembre la Dieta mediterranea, di cui l’olio è uno dei pilastri, ha ottenuto il riconoscimento Unesco come patrimonio immateriale dell’Umanità (anche se meno della metà della popolazione la segue). Che dire? In tutta Italia c’è una musica diffusa di rastrelli e frantoi a lavoro.

ASSITOL (l’Associazione Italiana dell’industria olearia) appoggia la proposta di un Ufficio dedicato alla Dieta mediterranea presso il Ministero delle Politiche Agricole, Agroalimentari e Forestali.

Annata 2020

L’olio d’oliva non è però solo alimentazione. Il Consiglio Oleicolo Internazionale, l’Onu dell’olio, ha proposto di nominare l’olivo “protettore della Terra”. Simbolo di pace in molte culture, questa pianta millenaria potrebbe essere l’arma vincente per la “guerra” al cambiamento climatico. Secondo diversi studi agronomici, l’olivo rappresenta un freno all’erosione del suolo e assorbe in media 2 kg di CO2 al giorno: la coltura olivicola e la produzione di olio d’oliva sono quindi essenziali per il contenimento dei gas alteranti, che provocano il riscaldamento globale.

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DIETA MEDITERRANEA IN CALO TRA I GIOVANI

Si ispira alle “Virtù teramane”, piatto tradizionale abruzzese preparato in occasione del 1 Maggio, con circa 100 ingredienti, l’evento digitale “Virtù, i 100 ingredienti della dieta sostenibile” (sulla piattaforma GoToWebinar® e in diretta streaming sulla pagina Facebook”. Si svolgerà martedì 24 novembre (ore 14,30), per educare al concetto di sostenibilità alimentare e per promuovere la dieta mediterranea in tutti i suoi aspetti Prendendo spunto dalla caratteristica nella preparazione delle “virtù teramane”, dove ogni ingrediente viene cucinato e preparato uno ad uno separatamente, innescando un andamento rotante che riprende i temi dell’economia circolare, il webinar punta sull’alimentazione sostenibile. Cosa si intende? Il consumo di cibo a bassa impronta in termini di uso di suolo e di risorse idriche impiegate, basse emissioni di carbonio ed azoto, attento alla conservazione della biodiversità e degli ecosistemi, equo, accessibile a tutti, ricco in cibi locali, che rispetti la tradizione, la cultura e i fabbisogni nutrizionali.

La dieta mediterranea, per sua natura, è un esempio di dieta sostenibile: si basa sulla prevalenza di frutta e verdura, nonché di grassi vegetali, di cui soprattutto l’olio extravergine d’oliva, ma anche su legumi e carne bianca. Tra i suoi principi essenziali la varietà, la stagionalità e la freschezza dei prodotti e la loro territorialità. Un grande beneficio è la riduzione del rischio di incorrere in problemi cardiovascolari, di obesità e diabete. Un altro aspetto importante di questa dieta, da non sottovalutare, è anche la convivialità, un’importanza sociale che rende il pasto anche un momento di gioia e di scambio culturale. Ma un grande beneficio anche per l’ambiente: la dieta mediterranea stimola una produzione agricola attenta alla biodiversità e all’uso equilibrato delle risorse naturali. Eppure c’è un cambio di rotta: “Purtroppo l’attenzione per questa dieta – dice Andrea Sonnino, Presidente FIDAF, Federazione Italiana Dottori Agronomi e Forestali – è in calo in molte fasce della popolazione, a causa delle nuove abitudini alimentari e, soprattutto, sociali. A risentirne sono soprattutto i più giovani, più legati al pasto consumato in pochi minuti, tra una corsa e una mail. Purtroppo nel mondo c’è un grosso incremento consumistico di alimenti di origine animale, soprattutto di carne rossa, di prodotti lavorati industrialmente e di alimenti con un maggior contenuto di grassi e zuccheri. Non viene data invece il giusto posto a legumi, frutta e verdura”.

La registrazione sulla piattaforma GoToWebinar® potrà essere effettuata su
https://attendee.gotowebinar.com/register/3176435627168095243

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WORLD TOILET DAY: FESTA DELL’IGIENE NEI BAGNI

Torna l’appuntamento con la Giornata internazionale dedicata alla toilette, istituita dall’ONU nel 2001 per migliorare le condizioni igienico-sanitarie dei bagni nel mondo, insieme al lavaggio adeguato e frequente delle mani. Il 19 novembre è il World Toilet Day. E per l’occasione l’Initial Italia ha commissionato a BVA-Doxa una indagine da cui emerge una significativa crescita di attenzione per l’igiene e la pulizia degli ambienti a seguito della pandemia di COVID-19. Secondo 3 italiani su 4, prima dell’arrivo del coronavirus le aziende non prestavano molta attenzione all’igiene dei sanitari del bagno, e il 37% ha affermato che apprezzerebbe l’organizzazione di training sulle buone pratiche di igiene da parte del datore di lavoro.

 In un periodo storico come quello che stiamo vivendo, il richiamo all’attenzione verso questi temi deve risuonare ancora più forte e sottolineare l’importanza di igiene e pulizia dei bagni nei luoghi comuni, come gli uffici e i luoghi di lavoro in generale.

“È in questi ambienti che le buone pratiche di una corretta igiene vengono spesso meno, proprio a causa della mancanza di una pulizia costante e periodica delle toilette e della scarsa igiene dei sanitari” – spiega Luca Peretti, Quality, Safety, Health & Environment Manager di Rentokil Initial Italia. “Paradossalmente, più i bagni e i sanitari sono sporchi, più le persone adottano comportamenti di igiene errati, eliminando passaggi fondamentali come il lavaggio delle mani dopo aver utilizzato i servizi igienici”.

Initial, azienda leader mondiale in servizi per l’igiene e profumazioni per ambiente, ha voluto indagare su questa tematica, realizzando insieme a BVA-Doxa una ricerca per analizzare il cambiamento delle abitudini dei lavoratori e il loro rapporto con i servizi igienici nei luoghi di lavoro a seguito della pandemia di COVID-19. Quest’anno, nonostante il lungo periodo di smart-working per molti lavoratori, l’emergenza sanitaria ha portato un fortissimo aumento del livello di attenzione per la cura dell’igiene e, per alcuni aspetti, ha instillato un maggiore senso di responsabilità nelle persone.

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UN SOFTWARE OPEN SOURCE PER PREVEDERE LE EPIDEMIE

Batte bandiera italiana il software ideato dall’Istituto per le applicazioni del calcolo del Cnr nato con un obiettivo: realizzare previsioni epidemiologiche quantitativamente affidabili in contesti medio piccoli quali comuni e ospedali, consentendo di valutare l’efficacia di eventuali misure di contenimento. In corso la sperimentazione nel Comune di Firenze.

La capacità previsionale dei modelli matematici applicati alle curve epidemiologiche e l’opportunità, per i decisori politici, di farsi guidare dai risultati delle previsioni ottenute sulla base di tali modelli per attuare misure più o meno restrittive per la popolazione, sono temi di acceso dibattito. I principali modelli matematici, infatti, sebbene siano in grado di realizzare previsioni ragionevoli da un punto di vista qualitativo, sono quasi sempre poco precisi dal punto di vista quantitativo. Per ottenere una maggior precisione, il gruppo di ricerca Cranic presso l’Istituto per le applicazioni del calcolo del Cnr (Iac-Cnr) di Roma, guidato da Massimo Bernaschi, ha realizzato un simulatore di contagio adattabile a contesti di dimensioni circoscritte, ad esempio parchi, strutture ospedaliere, scuole e comuni medio-piccoli, utilizzabile per studiare l’impatto di possibili misure di contenimento o per comprendere, anche retrospettivamente, perché si sono verificate determinate situazioni, così da prevenirne, se possibile, il ripetersi.
Il principale motivo della bassa precisione delle predizioni di alcuni modelli matematici, infatti, non va cercato tanto nella bontà del modello, quanto piuttosto nella scarsa precisione dei dati di partenza.  “Al contrario, se si considera una scala più limitata, come ad esempio una singola città, le variabili in gioco diminuiscono e le fonti di dati diventano più accessibili, velocemente disponibili, controllate e aggiornate, aumentando così la precisione”, spiega Stefano Guarino, uno dei ricercatori del gruppo. “Il simulatore che abbiamo elaborato si basa su un modello per la generazione di ‘reti’, le quali descrivono, su base probabilistica, le relazioni sociali e le interazioni tra gli individui di una popolazione di medie dimensioni, ovvero fino a qualche centinaio di migliaia di persone. Un possibile utilizzo del software, potrebbe essere, ad esempio, la simulazione della diffusione del virus all’interno di un parco pubblico in una data giornata: il simulatore è in grado di generare la probabile platea di fruitori del parco in funzione della fascia d’età e della distanza di residenza dal parco medesimo, valutando la probabilità di interazione fra gli individui e quindi di trasmissione del contagio. Quest’ultima, infatti, dipenderà da se e quanto i due soggetti si conoscono, dalla densità di visitatori presenti in quel momento nel parco e da un coefficiente di pericolosità specifico del contesto nel quale avviene l’incontro: in quest’ottica”, conclude Guarino, “una panchina può essere considerata più ‘pericolosa’ di un’area per praticare sport”.
“Generando e confrontando molteplici scenari ottenuti al variare del numero di contagiati che entrano nel parco, della densità di persone, o dell’imposizione di misure di protezione individuale e/o di distanziamento sociale”, precisa Massimo Bernaschi, coordinatore del gruppo di ricerca, “il simulatore è in grado di fornire informazioni utili a comprendere in che modo questi parametri possono influenzare la diffusione del virus, anche effettuando proiezioni specifiche per  gruppi secondo le fasce di età, consentendo così di  verificare le conseguenze, in termini di diffusione del contagio, dell’apertura o chiusura di uno o più parchi. Il software, quindi”, precisa Bernaschi, “potrebbe essere impiegato per generare scenari utili per decidere se e come tenere aperta una struttura piuttosto che un’altra, fra, ad esempio, teatri, cinema o centri commerciali”.
Lo studio pilota attualmente in corso si svolge nel Comune di Firenze, che ha messo a disposizione  dati molto dettagliati su parchi, aree di verde pubblico e luoghi di aggregazione – aree giochi per bambini, aree per praticare lo sport, panchine, luoghi di ristoro, ecc. – in grado di definire con grande precisione i contesti sociali. L’obiettivo ultimo del simulatore creato dal Iac-Cnr, infatti, è fornire uno strumento estremamente flessibile per simulare scenari concreti, testare ipotesi e, in caso di epidemie quali quella del Covid-19, guidare decisioni delicate da parte dei decisori politici e delle varie autorità territoriali, consentendo un riscontro concreto sull’effetto di una politica di lockdown o sulle condizioni che rendono rilevante l’apertura o chiusura di un singolo luogo di aggregazione. “Il software sviluppato”, concludono i ricercatori, “attualmente in fase avanzata di sperimentazione, verrà reso disponibile gratuitamente e in forma open-source in modo da poter essere non solo utilizzato, ma anche attentamente controllato e, se possibile, esteso e migliorato da altri sviluppatori e ricercatori: per aggiornamenti sullo stato di sviluppo del progetto, sulle pubblicazioni scientifiche che verranno realizzate su questo tema per e il rilascio del codice si può far riferimento a www.cranic.it/cares.html”.

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CARLOTTA SARACCO: 3 PODI SU 4 GARE

3 podi su 4 gare. E’ il bottino di Carlotta Saracco, la 21enne del team Atomic lanciata all’attacco con numeri da vera fuoriclasse. L’atleta piemontese, infatti, si è aggiudicata tre podi (2a e 3a in GS e vittoria in SL) su quattro gare la scorsa settimana nelle FIS a Solda (BZ), un inizio di stagione molto promettente e con un grande sogno: tornare in Squadra Nazionale. Conosciamo un po’ più da vicino il giovane talento del Team Redster? Ecco l’intervista…

Quando hai messo per la prima volta gli sci ai piedi? “Ho iniziato a sciare all’età di 2 anni e mezzo”.

Cosa ti ha fatto capire che avresti potuto praticare questa disciplina sportiva ad alti livelli? “È arrivato tutto in modo molto naturale, nella categoria allievi la vittoria nella Longines Future ski Champions a Val d’Isere e nella categoria Giovani la convocazione agli Youth Olympic Games di Lillehammer mi hanno fatto vivere per la prima volta il ‘mondo dei grandi’ da vicino”.

Come hai vissuto l’ingresso in Nazionale e l’esclusione poi dal giro azzurro insieme ad altre tue compagne? “L’ingresso a 16 anni nella Squadra Nazionale è stata una bella soddisfazione, poi il secondo infortunio sicuramente non mi ha aiutato, ma l’esclusione dal giro azzurro lo sto vivendo come uno stimolo a dimostrare il meglio di me”.

Come ti stai preparando per questa stagione? “La preparazione a livello atletico è stata molto intensa, durante il lockdown ho preso qualche giorno per staccare, ma ad aprile avevo già ripreso ad allenarmi. Sugli sci essendo fuori Squadra ho potuto allenarmi solo da inizio luglio perché a giugno i ghiacciai erano riservati solo alle Nazionali. È stato uno ‘step by step’, sono ritornata alle basi tecniche seguita da mio papà e per alcuni periodi dal Centro Sportivo Esercito, a cui sono molto grata perché anche in questo periodo difficile crede in noi e ci dà la possibilità di continuare a sciare”.

Quanto conta il genio e quanto l’attrezzatura? “Contano molto entrambi, avere dei buoni sci sotto ai piedi ti dà la tranquillità e la sicurezza di esprimerti al meglio”.

Il tuo set-up Atomic preferito? “Da quando ho iniziato a sciare ho sempre avuto Atomic, è stato amore a prima vista. Prediligo lo SL ed il GS, ma posso dire che lo sci da SL quest’anno mi piace tantissimo”.

Quali sono gli appuntamenti più importanti in agenda? “Sicuramente il mio obiettivo adesso è la Coppa Europa, guadagnarmi un posto nel circuito continentale e mettermi in mostra è quello a cui punto”.

Hai chiuso da poco una settimana molto impegnativa, ci puoi raccontare come sono andate queste due ultime gare? “L’inizio di stagione è stato positivo, nonostante il periodo difficile abbiamo portato a casa quattro gare con condizioni ottime, su piste tecniche. Su quattro gare torno a casa con tre podi, un 2° ed un 3° posto in GS, e una vittoria in SL”.

I prossimi obiettivi? “Il mio obiettivo principale è quello di dimostrare il meglio di me, continuare a crescere e migliorarmi, ‘step by step’ con le prossime gare, trovare comunque sempre più continuità e alzare la performance”.

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AI MUSEI CAPITOLINI SBARCA IL LOCKDOWN ITALIA VISTO DALLA STAMPA ESTERA

Tributo all’Italia ai tempi della pandemia. Come? Il Belpaese chiuso e racchiuso in 70 scatti fotografici è di scena da domani 8 ottobre (fino al 1 novembre) nella mostra “Lockdown Italia visto dallaStampa Estera, ai Musei Capitolini, Palazzo dei Conservatori, Sale terrene.

Grazie agli scatti dei 30 fotografi in mostra, provenienti da dieci paesi diversi – compresi alcuni corrispondenti italiani delle tre principali agenzie rappresentate nella Stampa Estera, Reuters, AP e AFP – il visitatore può tornare al periodo compreso tra marzo e giugno per rivivere gli istanti fondamentali che hanno accompagnato il lockdown: dalle prime drammatiche chiusure, al crescente stato di sofferenza del paese; dalla resistenza composta dell’intera comunità, alla lenta ripresa delle attività. Un viaggio fotografico dedito alla documentazione storica e che, al contempo, vuole rendere omaggio al coraggio e alla resilienza dimostrata dagli Italiani nei giorni più difficili della pandemia, nonché ai professionisti del mondo dell’informazione che sono andati in prima linea per documentarla, anche a proprio rischio e pericolo.

L’accesso alla Mostra è consentito ai detentori del biglietto di ingresso ai Musei Capitolini e  ai possessori della MIC card, secondo la corrente tariffazione.

Tra strade vuote e mascherine, la mostra si chiude con una sezione dedicata al lavoro dei reporter in tempo di pandemia. Un collage di foto che mostra come i corrispondenti della stampa si siano dovuti adattare alle nuove condizioni di lavoro imposte dal lockdown attraverso dirette casalinghe, reportage con mascherina in città deserte, conferenze stampa e interviste online.

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TRADIMENTO: FIGLI A SCUOLA E MAMME CON L’AMANTE

Quasi 4 mamme su 10 stanno usando il tempo in cui i figli sono dietro ai banchi di scuola per trascorre del quality time in compagnia del loro amante, virtuale e non! Lo dice un survey di Gleeden, la piattaforma leader in Europa per le relazioni extraconiugali con oltre 7 milione di utenti attivi. Se durante la quarantena, visite ai parenti, commissioni e sport erano le uniche scuse plausibili per ritagliarsi qualche momento con l’amante, con i figli fuori dai piedi (e molti mariti/compagni tornati in ufficio), per molte mamme casalinghe (33%) il back to school si sta traducendo in back to lover. Ma anche le mamme lavoratrici (67%) non sembrano essere da meno, soprattutto quelle in smart working (52%), le più avvantaggiate ad approfittare del lavoro da remoto per dedicare qualche momento hot al proprio flirt di Gleeden.

Il 42% ne sta approfittando per incontrare fisicamente il proprio amante, mentre il 58% continua a coltivare la sua relazione extraconiugale online, senza pero il rischio di essere continuamente interrotta. Nella settimana dal 31 agosto al 6 settembre, data in cui molti italiani sono rientrati ufficialmente al lavoro, Gleeden ha visto un’impennata del +472 nel numero di iscritti e del +514% nel traffico giornaliero; il picco massimo è stato però raggiunto nelle due settimane successive (in particolare il 16 e il 24 settembre) con oltre +350% di utenti online rispetto alla media giornaliera – già altissima – del mese.

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COME SI FA UN ESPRESSO PERFETTO?

Sapete quanti grammi di caffè sono necessari per un “Espresso Perfetto”? Sette, come i nani e i vizi capitali. Sono ben 67 i gradi a cui va servito e 25 i millilitri che deve contenere la tazzina… Parola di Caffè Trucillo che ha a cuore l’espresso di qualità, al punto che ha creato la Espresso Perfetto Collection, una collezione di tazzine dedicata all’arte di servire il caffè. In realtà le decorazioni sono proprio le infografiche dei parametri tecnici dove vengono mostrati tutti i passi necessari per avere un espresso doc.

Il principale obiettivo di Caffè Trucillo e l’Espresso Perfetto: una tazzina di 25ml di caffè ornato da una crema consistente e finissima, di color nocciola tendente al testa di moro. Dall’aroma intenso con note di fiori, frutta, cioccolato e pan tostato. Corposo e vellutato. Dove acidità e amaro sono bilanciati. Volete provare? Cominciate a ordinare le tazzine online.

ALBERI, NON PAROLE: IL VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO PER LA GIORNATA DELL’ALBERO

Il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano il 18 novembre pianterà 400 dei 1200 alberi a creare un bosco antistante l’ingresso degli Ospedali Riuniti della Valdichiana Senese. L’iniziativa è nata nel 2019 per contrastare l’inquinamento e i cambiamenti climatici e rientra nella certificazione della sostenibilità secondo la Norma Equalitas. Testimonial dell’evento il campione di basket Giacomo “Gek” Galanda e il direttore di Winenews, Alessandro Regoli. Animerà la giornata la storica voce di Decanter, Radio2 Rai, Tint. «Il progetto rientra nel più ampio obiettivo della certificazione di sostenibilità, secondo lo standard della norma Equalitas – Vino Sostenibile, che il distretto vitivinicolo del Vino Nobile di Montepulciano sta raggiungendo – spiega il presidente del Consorzio del Vino
Nobile di Montepulciano, Andrea Rossi – puntando all’aspetto ambientale da un lato, senza tralasciare tuttavia quello didattico e sociale che anche questa iniziativa rappresenta, coinvolgendo i più piccoli ad avere una visione più ampia circa le buone pratiche».